I passi del mattino all'albeggiare, quelli più tenui, sulla spiaggia, anche i più caduci perché spazzati dal mare.
E via via che i passi seguivano i passi, le impronte di facevan più forti.
Sino al mezzodì, quando quasi rimbombavano con cadenza militare, forti e pressanti.
Li guardavo e li contavo, ma il conto si perdeva nell'abbacinante luce del sole.
Li seguivo e li contavo anche il pomeriggio, più tenui e leggeri.
Sicuri, presenti e consolanti.
Ma ne perdevo il numero la sera, il vento sospirava troppo forte.
E la luce si rifaceva tenue.
Ed impossibile era tenerne il conto.
E come un cieco immaginavo di contarne il numero.
Memore dei passi che furono, consapevole di quelli che mai più saranno...
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