Giovedì, 22 Febbraio, 2024

Evoluzione, Creazione o cosa?

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Nella versione più accettata dalla comunità scientifica circa la presenza e l’evoluzione della vita sulla Terra sin ai nostri giorni vi sono aspetti molto confusi e per nulla chiariti:
esaminando la sedimentazione stratigrafica dei vari organismi ad esempio si nota il perdurare per periodi lunghissimi di specie con le stesse caratteristiche per passare poi a salti evoluzionistici improvvisi in cui si nota la presenza di tratti morfologici e strutturali parecchio diversi da quelli che contraddistinguevano le specie di cui si ritiene la provenienza.
A volte è chiara la derivazione costituita dalla sostituzione di caratteristiche avvenuta gradualmente e con tutte le varie catene di collegamento presenti, ma per la maggior parte dei casi i cambiamenti sono avvenuti in maniera repentina senza alcun anello di collegamento.
L’idea di un evoluzione nella vita affonda le sue origini sin dal 600 a.c. con il pensiero di Anassimandro (filosofo greco), ma un definizione precisa dei principi che vengono ad oggi accettati dalla comunità scientifica è abbastanza recente con la teoria evoluzionistica di Darwin che in sostanza propugna l’idea che modifiche casuali nel patrimonio genetico sopravvivono nella progenie se tali cambiamenti sono funzionali ad una migliore adattabilità all’ambiente a scapito degli individui sprovvisti di tali cambiamenti (la famosa competizione delle specie o sopravvivenza del più forte).
In verità tra fine 1700 e primi del 1800 vi era anche un’altra teoria che spiegava la speciazione, quella propria di Lamarck, la quale prefigurava fosse l’ambiente ad indurre cambiamenti all’interno degli individui che poi trasmettevano alle generazioni future tali modifiche, senza alcuna competizione e senza alcuna supremazia del più forte.
Contrapposta a questa visione è sempre stata quella del Creazionismo che poi è stata modificata nel Disegno Intelligente per trovare giustificazione ai cambiamenti che avvenivano non solo durante gli esperimenti ma anche osservando ciò che accadeva in modo naturale nel mondo.
La teoria che si è fatta strada sino ai giorni nostri è stata soprattutto quella Darwiniana, appoggiata a mani basse dalle élite culturali inglesi in epoca vittoriana perché andavano a giustificare quella che era la visione che poi confluirà nel fabianesimo nel 1884 con la fondazione della Fabian Society.
Una visione paternalistica e sfruttatrice dell’essere umano che prevede che individui moralmente superiori agli altri quasi per diritto divino o di nascita gestiscano i bisogni e le tendenze del popolo becero ed inferiore.
Questa visione veniva compenetrata in maniera simbiotica con l’evoluzionismo della sopravvivenza del più forte, i più forti sarebbero stati gli eletti che avrebbero guidato il mondo.
Un aspetto intrinsecamente incarnato con tale visione fu proprio il capitalismo, alla radice d tale pensiero.
Sarebbe stato il capitale, nelle mani di coloro che si consideravano gli eletti, a fornire lo strumento tramite il quale edificare la nuova società.
Tale visione ha condizionato in modo pesante la società dei nostri giorni, in cui l’individuo è considerato solo uno stupido consumatore del tutto incapace di comprendere quali siano le proprie esigenze.
Tornando alla selezione naturale, questo assioma risulta però del tutto incapace di giustificare moltissimi aspetti evolutivi.
Per esempio esistono diverse specie di batteri e non solo che mettono in diretta discussione la trasmissibilità dei caratteri del più forte nelle generazioni successive.
Avevo letto già nel 2019 un articolo comparso sul numero di Giugno dell’edizione italiana di Scientific American dal titolo:
“Evolvere per il bene del gruppo” (di David Sloan Wilson e Edward O. Wilson).
In tale articolo veniva affermato che non solo si può avere una trasmissibilità delle variazione genetiche casuali da singolo individuo ma addirittura attraverso il gruppo, come ad esempio una colonia di batteri, viene cioè applicata una sorte di selezione di gruppo che fa sì che sopravviva solo il gruppo che esprime determinati caratteri genetici che lo avvantaggiano.
Tale estensione della teoria, anche prevista in embrione dallo stesso Darwin, doveva giustificare il fatto che all’interno ad esempio di una colonia di batteri vengono anche tramandati caratteri genetici che sono propri di individui il cui comportamento è magari vantaggioso per sé e la propria progenie ma estremamente distruttivo per il gruppo di cui fa parte nel suo complesso.
Viene presentato l’esperimento di un gruppo di ricercatori (Paul B. Rainey e Katrina Rainey) su un tipo particolare di batteri (Pseudomonas fluorescens) immersi in un brodo di cultura che contiene sostanze indispensabili alla crescita di tale colonia.
Tale ambiente deve essere costantemente agitato per permettere l’ossigenazione del brodo poiché l’ossigeno risulta indispensabile per tali batteri.
Nel caso si smetta l’agitazione all’interno del brodo si determina un ambiente anossico poiché via via i batteri consumano tutto l’ossigeno disponibile e rimane a disposizione della colonia solo lo strato superficiale a contatto con l’aria.
Grazie a una mutazione spontanea (e secondo la teoria evoluzionistica darwiniana del tutto casuale), le cellule acquisiscono la capacità di secernere un polimero di cellulosa con cui formano una sorta di piccolo diciamo «materassino» che le aiuta a colonizzare la superficie.
Ma la produzione di tale polimero risulta essere estremamente dispendiosa per il metabolismo, ciò significa che quei batteri che non hanno sviluppato tale mutazione avranno una vita migliore perché sfrutteranno il materassino prodotto dagli altri batteri senza consumare energie aggiuntive. Se però tali imbroglioni crescono troppo in proporzione rispetto a coloro che costruiscono il materassino succede che esso sprofonderà nel brodo decretando la morte di entrambi i gruppi non essendo in grado di sorreggere tutti.
In tale esperimento si è dimostrato che il tratto
della mutazione è comunque mantenuto nella popolazione dalla selezione di gruppo, anche se è
svantaggioso all’interno di ciascun gruppo.
La cosa a mio avviso incredibile è che siano sfuggite alcune considerazioni.
La prima riguarda proprio la così detta mutazione casuale.
Come si possa ritenere la produzione del polimero di cellulosa che costituisce la struttura del materassino un evento del tutto casuale mi sembra quantomeno assurdo.
Mi spiego meglio.
Affinché si possano generare tutte le combinazioni possibili che fanno in modo di poter produrre esattamente quel tipo di soluzione richiederebbe un tempo lunghissimo.
Oh intendiamoci prima o poi potrebbe accadere, ma penso di essere nel giusto nel ritenere che la colonia batterica si estinguerebbe molto prima.
Quindi proprio questo esempio dimostrerebbe che un simile adattamento evolutivo avrebbe bisogno di un quadro teorico ben diverso da quello che prevede la casualità.
Anche perché il sistema evolverebbe da un sistema più semplice ad uno nettamente più complesso in un lasso di tempo appunto relativamente esiguo.
Senza stare a dilungarmi ulteriormente vorrei dire che proprio tale esperimento dimostrerebbe, al contrario di quanto affermato dai relatori dell’articolo, che per di più non sia necessariamente il più forte a trasmettere i propri caratteri alle generazioni successive.
Ed infine insisto nel ribadire che per questo tipo specifico di adattamento sarebbe necessaria una modifica delle strutture trasmissibili enormemente più complessa rispetto a quella iniziale molto più semplice.
Si è quindi anche arrivati a ritenere che spesso, come proponeva Lamarck, sia l’ambiente che direttamente indirizzi uno specifico aspetto evolutivo.
Questo in maniera principale per le forme di vita unicellulari o morfologicamente più semplici.
In molto studi si è dimostrato che il DNA contenuto all’interno del nucleo cellulare di queste creature meno strutturate può essere modificato direttamente da molecole esogene alla cellula.
Quindi i cambiamenti potrebbero in molti casi avvenire non su ricombinazioni casuali all’interno del DNA, ma a seguito di segnali provenienti dall’esterno della cellula medesima.
E quindi mi chiedo, siamo davvero certi che tali cambiamenti dovuti a vettori esterni siano solo indotti nelle forme vitali più semplici?
Non potrebbero essere indotti anche in creature più complesse come l’essere umano?
A tale domanda sarei ovviamente propenso a dare una risposta affermativa.
La letteratura scientifica e medica è piena di esempi di sostanze o addirittura farmaci capaci di indurre l’espressione di determinate zone del DNA contenuto nei nuclei cellulari.
O ancora peggio di introdurre cambiamenti anche significativi nell’espressione genica e persino trasmissibile alle generazioni cellulari future.
E qui non si può fare a meno di ricordare la triste esperienza recente delle famose terapie geniche a mRNA per l’induzione dell’espressione della proteina Spike…
Ma torniamo allo studio dei reperti fossili.
Analizzando i vari piani stratigrafici si può notare come i cambiamenti avvengano per così dire ad ondate. Cioè in determinate epoche è emerso che tutta una serie di diverse specie improvvisamente acquisissero tratti che prima non avevano.
La cosa sorprendente riguarda appunto l’aspetto che i cambiamenti avvengano in maniera contemporanea per tutta una serie di specie presenti nell’area.
Questo con il tempo ha portato allo sviluppo di una teoria che si discosta in gran parte dall’evoluzionismo tradizionale.
Infatti si ipotizza che i cambiamenti avvengano per salti in maniera sincrona, un po’ come avviene con la sincronicità acquisita dai metronomi posti su piano quando vengono fatti partire in modo non sincronizzato.
In un certo qual modo è come se tutte le specie si rimodulassero in sincronia con determinati eventi ambientali in modo spontaneo.
Si è fatta strada in questi anni infatti una teoria che riprende in parte questi concetti, tale teoria si basa sull’idea di una nuova legge di natura:
“la legge sull’incremento dell’informazione funzionale”.
Nell’ottobre del 2023 è stato pubblicato sulla rivista online di PNAS
https://www.pnas.org/doi/10.1073/pnas.2310223120
un articolo a firma di nove tra scienziati e filosofi che propone un’idea di evoluzione veramente intrigante.
Il processo evolutivo è una caratteristica di tutti i sistemi complessi naturali, dalle stelle ai minerali.
Quindi non riguarderebbe solo i sistemi viventi.
Ma proprio ogni cosa dall’animato all’inanimato.
Si esplicherebbe nella visione che i sistemi naturali complessi evolvano verso stati a maggior strutturazione, diversità e complessità.
Spiego meglio, i sistemi sono formati da componenti diverse, biologiche e non biologiche (atomi, molecole o cellule), che interagiscono tra loro e si riorganizzano continuamente.
In quanto soggetti a fenomeni naturali, tali sistemi si modificano e possono assumere assetti diversi, ma solo una piccola parte di queste nuove configurazioni sopravvivrà sotto la spinta di una forza che gli studiosi hanno chiamato “selezione per funzione”.
Se poi molte diverse configurazioni del sistema subiscono la selezione per una o più funzioni, il sistema evolverà.
Prendiamo ad esempio un sistema semplice.
Un sistema di atomi e molecole.
Solo una piccolissima parte di tutti i trilioni di combinazioni possibile sarà di una qualche utilità funzionale, bene sopravvivrà quella più utile.
E cosa si intende per funzione?
Mentre Darwin affermava che la funzione di un sistema biologico era principalmente quella di sopravvivere abbastanza a lungo per riprodursi, in questa nuova concezione la funzione si estende e si declina in modi diversi.
Ad esempio una funzione è la “stabilità”.
Come lo sono i cristalli minerali, ossia disposizioni ordinate di atomi o molecole, che durano nel tempo. Oppure un’altra funzione può essere la “dinamicità”, come lo è un sistema dinamico alimentato da energia.
Una terza funzione può essere invece l’introduzione di una “novità”, che sia nuova caratteristica od un nuovo comportamento, e l’evoluzione della vita sulla Terra è piena di esempi di questa funzione, ad esempio la vita pluricellulare che si è evoluta quando le cellule hanno imparato a collaborare, oppure la fotosintesi clorofilliana avvenuta allorché una cellula ha acquisito la capacità di sfruttare la luce per produrre energia.
Ma non è finita qui perché l’evoluzione di sistemi viventi e non viventi può intrecciarsi in modi incredibili, basti pensare come da minerali primordiali particolarmente stabili si sono evoluti altri minerali che in seguito sono stati sfruttati dalle forme di vita nel loro processo evolutivo, formando conchiglie, ossa, denti.
In questo contesto viene affermato che la teoria darwiniana sia solo un caso molto speciale, di una qualche importanza certamente, ma risulterebbe collocato all’interno di un fenomeno naturale molto, molto più ampio.
L’idea che la selezione per funzione guidi l’evoluzione ovviamente può essere applicato a scenari del tutto diversi come alle stelle, agli atomi, ai minerali e a molte altre situazioni concettualmente equivalenti.
Secondo me quindi tutte queste teorie non si escludono a vicenda, nell’evoluzione dell’universo e delle specie, c’è un po’ di darwinismo, un po’ delle teorie di Lamarcke ed un poco della visione del Disegno Intelligente.
E di sicuro l’evoluzione funzionale e l’evoluzione per salti ne sono parte fondamentale.

Arriviamo in maniera specifica ora alla teoria evoluzionistica umana.
Qui appare evidente chiaramente che le cose siano assai diverse da quella che vuole essere la visione scientifica ufficiale.
Troppe sono le incongruenze, le lacune, le manipolazioni, le imprecisioni e gli evidenti buchi. Anche da un punto di vista logico e razionale.
La teoria classica prevede che vi sia stata circa centocinquanta, duecento, duecentocinquantamila anni fa la definizione del genere che avrebbe assunto i connotati dell’Homosapiens.
Quest’ultimo verrebbe collocato geograficamente in Africa nella zona che va dall’Etiopia alla Tanzania.
Sempre secondo tale visione circa 75.000 anni fa si diffuse nel resto del mondo.
Inoltre circa 30.000 anni fa si impose su qualsiasi altra specie di Homo di allora rimanendo l’unica presente sul pianeta.
Questa ricostruzione stride però con numerosissimi reperti rinvenuti in gran parte del mondo che vedono una presenza simultanea su tutte le terre emerse, dall’Europa all’Asia, alle Americhe e persino in Australia e nelle isole del Pacifico ben prima dei 75.000 anni previsti dalla teoria ufficiale.
Senza stare a ripercorrere tutte le incongruenze rinvenute consiglio di ascoltare e vedere la registrazione pubblicata sul canale di “Border Nights”, presente su numerose piattaforme, con ospite il ricercatore Tony Maniscalco che spiega in maniera esaustiva come le cose nella preistoria dell’uomo si siano svolte ben diversamente da quelle narrate dalla paleoantropologia ufficiale.
Quello che sembra emergere sempre più è che vi siano stati alcuni cambiamenti repentini nel comportamento umano assai singolari.
Questi poi sono stati accompagnati da tutta una serie di mutazioni allo stesso modo strane sia nella flora che nella fauna che circonda le abitudini e le necessità umane.
Mi riferisco in particolar modo all’agricoltura ed all’allevamento animale che secondo me non si spiegano per nulla con la narrazione ufficiale che sia stato semplicemente l’uomo ad adattare alle sue esigenze quelle numerose specie.
Non solo perché questo comporterebbe un tempo di selezione assai maggiore dell’arco di tempo in cui esso si è sviluppato, ma sopratutto anche perché le mutazioni via via succedutesi presentato tratti caratteristici, morfologici e genetici che mal si assoggettano ad una semplice selezione naturale quale l’uomo preistorico sarebbe stato in grado di realizzare. Sembrerebbero più operazioni effettuate in ambito di editing genetico finalizzate a rendere tali specie animali e vegetali idonee alle esigenze umane in maniera decisamente artificiale.
Che si vada dalla comparsa improvvisa di specie come il frumento, il mais, la patata o l’orzo od il pomodoro ad animali come la pecora, la mucca, il cane od il gatto.
A questo proposito bisognerebbe aprire un più dettagliato dibattito di come tutte queste specie non solo siano comparse in maniera quasi improvvisa ma sopratutto che la loro comparsa sia stata accompagnata da tutta una serie di tratti e caratteristiche esattamente definite e precisamente confacenti alle necessità dell’uomo.
Una tale selezione (effettuata tramite lo sfruttamento iniziale di modifiche casuali) avrebbero di sicuro richiesto tempi considerevolmente più lunghi di quelli narrati e le stesse modalità di conduzione della selezione sarebbero state molto difficoltose stanti gli strumenti utilizzati propri delle epoche alle quali si fa riferimento.
Senza tenere conto del fatto che alcuni siti genici di alcune specie prese in esame presentano similitudini troppo evidenti con altre specie anche del tutto differenti per poter ritenere che tali ricombinazioni siano del tutto casuali.
Assomigliano molto di più ai risultati ottenuti oggi in ambito di editing genetico per la produzione dei famosi OGM (Organismi Geneticamente Modificati).
Oltretutto lo stesso Homosapiensapien sembrerebbe a sua volta stato oggetto di manipolazione.
E forse più di una, con l’ultima probabilmente avvenuta subito dopo l’ultima era glaciale di circa 12.000 anni fa.
Anche perché l’emersione di alcuni tratti tipici e caratteristici dell’attuale essere umano risultano del tutto nuovi e con connotati che trovano nella corrente concezione della speciazione per selezione naturale ben poche giustificazioni.
Lo sono tratti fisici come i capelli, una quasi totale assenza di peluria, un rivestimento epidermico delicato e poco protettivo, l’assenza sostanziale di caratteristiche fisiche atte ad offendere seriamente, come unghie o denti e così via.
Allo stesso modo la comparsa di connotati psichici e capacità cognitive particolari risulterebbero quantomeno fuori luogo o ben strani, come ad esempio la capacità di mentire.
E di sicuro senza il nostro ecosistema di animali e piante selezionate appositamente per noi non saremmo certo sopravvissuti.
Quindi evoluzione?
Per noi forse più manipolazione.

Il Creato.

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Il tutto è Creato?
Da chi?
Da sé medesimi?
Da un Creatore?
Da una simulazione?

Piccolo anticipo, l’Antefatto, estratto da quello che sarà “Il Mondo di mezzo”.

Nel Mondo di Sopra, Olaf, il demiurgo, quella sera aveva finito veramente tardi di lavorare.
Con fatica, arrancando intorno all’edificio, tirava in basso una ad una tutte le serrande alzate.
Arrivato ansimando all’ultima, finalmente, fece per alzare il piede di porco usato per l’operazione, quando, inciampando per la stanchezza, cadde al suolo sopra la grata di areazione delle cantine sottostanti, ed a causa del peso eccessivo che si portava appresso nella sua flaccida e corposa persona, non gli riuscì proprio di arrestare il capitombolo, che ebbe come conseguenza l’essere infilzato del suo capo da una delle estremità acuminate dell’arnese che teneva in mano.
Ora, per quanto cruento e truce possa sembrare la rottura delle sue ossa craniche con l’inevitabile fuoriuscita di buona parte del materiale cerebrale, non si potrebbe mai minimamente immaginare l’incredibile cascata di conseguenze che avrebbe portato tale fatto in una serie infinita di Mondi sottostanti.
Nel primo Mondo, quello fatto di polvere, sabbia, rifiuti e scarti del Mondo sovrastante, il sangue che colava copioso dallo squarcio della ferita aperta nel capo di Olaf, il demiurgo, inondò come manna rigeneratrice su un sottobosco di muffe, funghi, batteri ed altre minute creature quali si possono trovare nei terreni o negli impianti fognari. Tale effluvio portatore di vita come un tocco magico destò una vita brulicante fatta di miliardi di esseri viventi; un vero intero Mondo inatteso, come fosse un pianeta intero data la varietà e moltitudine di forme organiche.
Insieme a queste arrivarono, talmente tante altre creature che a pensarci si fa persin fatica.
Ragni, mosche, larve, millepiedi, acari, pesciolini d’argento, blatte, formiche e vermi. Dalle forme più variegate, dai grigi di mille tonalità, dalle più proprie caratteristiche morfologiche adattate a quei territori aspri e crudi.
E questo fu solo il primo Mondo ad essere ridestato.
Sempre il sangue, impregnando i sottostanti cumuli di terra, diede vita ad una serie di altre infinite forme viventi.
Mondi privi d’aria e soffocanti per gli abitanti del regno di sopra, ma essenziali ai suoi nuovi inquilini.
Così da una vita persa, quella di Olaf, il demiurgo, ebbero origine talmente tanti esseri che sarebbe impossibili enunciarli tutti.
Ma non solo a questo si fermò la furia generatrice del nostro malcapitato personaggio.
Persino una quantità di Mondi di mezzo venne all’istante creata.
Olaf, il demiurgo, nella sua frenesia ispiratrice di vita, aveva generato un terremoto di genesi vitali che mai si sarebbe potuto prevedere.
Gli eventi vibrazionali seguenti misero in risonanza infiniti universi paralleli creati dalla sua oramai putrescente mente; in un lampo cosmi nuovi videro la luce.
Come quello delle creature Beretrici.
Tali insignificanti esseri fecero brulicare di attività milioni e milioni di pianeti sparsi in un universo vastissimo, molti direbbero addirittura infinito, fatto di almeno mille miliardi di miliardi di galassie.
La loro esistenza ebbe origine in un attimo di quel cosmo, che poi fu definito l’Attimo Zero, simultaneamente su qualche centinaio di mondi orbitanti intorno ad altrettante stelle.
Erano esseri monocordi, che vibravano all’unisono insieme al cosmo che li ospitava.
Ognuno dotato di una propria coscienza e di una propria identità, tutti insieme concorrevano alla “Grande Marcia” che li vedeva diffondersi e moltiplicarsi in ogni dove in maniera inarrestabile e continua.
Occorsero solo nemmeno un miliardo di anni perché il loro intero universo divenisse saturo della loro presenza, ma imperterriti non cessarono il processo di espansione, sino a che, tale universo, ormai incapace di contenerli ed anticipare la loro espansione cedette ed esplose in un’immane boato.
Fu il preludio di un’incessante procreazione di universi dalle più svariate, strambe e singolari caratteristiche.
Di sicuro quello che ebbe il suo momento di esistenza più significativo fu quello dei Bruchi Neri.
Si è ben inteso non buchi neri, ma Bruchi Neri.
Queste erano creature talmente piccine che anche un milione potevano stare sulla punta di uno spillo.
Il processo che decretò la loro nascita ebbe luogo circa mille miliardi di anni dopo la nascita del loro universo.
E la loro evoluzione e persistenza in tale cosmo forse si può considerare in non più di un millisecondo.
Ma erano creature portentose ed intelligentissime.
Capaci persino di dilatare la loro esistenza su e giù per il tempo ed alla fine risultò potessero esistere in uno spazio senza tempo che però li annichilò in un battibaleno a causa di una burrascosa tempesta temporale.
A sua volta tale evento ne generò altri che a loro volta diedero origine ad altri universi.
Ma a noi ne interessa uno in particolare che per la nostra stessa esistenza e stato esistenziale.
La creazione dell’universo Mombu.
Tale universo è ancora oggi ben presente.
Ha un’estensione infinita ed a ben vedere è un cosmo abbastanza consueto, molto simile al nostro, dove le leggi fisiche che lo governano sono abbastanza simili.
Senonché, sebbene lo scorrere del tempo ricalchi molto da vicino il nostro, i principi di causa ed effetto sono invertiti.
Mi spiegherò bene per intenderci come si deve.
In tal contesto si potrebbe considerare la mia intenzione di assestare un calcione come si conviene ad un grosso deretano.
Ovviamente ciò comporterebbe nel nostro universo una sensazione spiacevole e dolorosa per il povero malcapitato oggetto di tali mie attenzioni.
Ebbene nel cosmo Mombu se io potessi ritenermi responsabile di tale evento increscioso assisterei alla reazione di tormento della mia vittima ancor prima che la mia intenzione si palesasse e solo successivamente potrei prendere coscienza del rotear della mia gamba verso tal sedere.
Si può quindi ben immaginare la confusione generata da simile bailamme, per cui accade che mai si possa venir a capo di nulla.
E tutte le creature qui presenti hanno il loro bel da fare per condurre un’esistenza degna di questo nome, si pensi che mai un impudente è stato punito per ciò che ha commesso, dal momento che il danno cagionato sempre è avvenuto prima del misfatto.
Un casino come si deve davvero.
In fisica tale flusso di eventi viene definito come entropia invertita.
In quel luogo, al contrario di quanto avviene qui da noi, ogni cosa tende alla minima entropia.
Il risultato è il massimo disordine. Oppure il massimo ordine a dire il vero, dipende tutto dal punto di vista che si preferisce adottare.
Comunque, ciò che a noi interessa è il fatto che anche in tale universo fossero presenti oggetti stellari particolari, delle singolarità speciali, i buchi neri.
Essendo un universo talmente vasto da essere infinito, presentava un numero infinito di buchi neri, e siccome gli eventi si svolgevano secondo il principio invertito di causa ed effetto, alla sua origine tali buchi neri erano già tutti belli e pronti.
In ognuno di essi era presente oltretutto un intero universo ed il caso volle che uno di tali buchi neri contenesse proprio il nostro stesso universo!
Si capisce bene quindi quanto sia stato importante quanto accaduto al povero Olaf, il demiurgo.
Nell’evento tragico della sua fine era già contenuto la nostra rivendicazione di esistenza.
Olaf, il demiurgo, era stato per noi l’artefice primo, il sommo Creatore a cui ogni singolo atomo dell’universo in cui viviamo deve a lui la sua presenza.
Ebbene, si potrà pensare, ma in fondo cosa importa?
Perché tale fatto riveste una così somma importanza?
In fin dei conti da che mondo e mondo tutto è in perenne creazione ed annichilimento.
In ogni attimo di tempo ed anche in ogni attimo di assenza di tempo vengono generati infiniti universi.
Uno in più o in meno può fare la differenza?
Per noi stessi sicuramente sì.
Per noi medesimi, tutto ciò che ha portato alla nostra presenza è di somma ed infinita importanza.
E non solo questo.
Anche la qualità e dignità dell’esistenza che conduciamo è importantissima!
Ben si capirà quindi quanto possa essere stato fastidioso che alcuni fatti accadessero, in un modo che è assai difficile da comprendere, a scapito di altri che sebbene accaduti non si sono mai concretizzati nella nuova successione dei fatti.
Capisco benissimo che si possa essere ingenerata una certa confusione.
Sarà bene quindi illustrare per benino tutta quanta la questione.
Al di sopra del nostro piano di esistenza ne esistono molteplici altri.
In essi vivono tutta una serie di entità dotate chi più chi meno di propria volontà e discernimento.
Essendo poste su un piano dell’esistenza al di sopra del nostro, sono a noi superiori in variegati ed incomprensibili modi.
In ogni piano vi sono entità maligne o benevole, ma la stragrande maggioranza sono verso di noi totalmente indifferenti e la nostra misera vita è considerata semplicemente ne più che meno paragonabile a quella di un granello di polvere.
Ne consegue che se noi fossimo funzionali ad un qualche interesse che li riguardasse, verremmo usati per la soddisfazione ed il raggiungimento di tale scopo come fossimo foglie morte nel vento.
Mano a mano che si sale di livello, indifferenza e disinteresse per noi aumentano e considerazioni morali come bene e male sfumano sino a scomparire.
Tali entità sono da sempre state confuse e considerate da noi come divinità, dotate di valori esclusivamente umani.
Ogni volta invece che sono intervenute nel nostro processo evolutivo la conseguenza è stata sempre caos, disastri e dolore.
Se le cose fossero andate per l’universo e per noi piccoli ed insignificanti (per la grandezza del cosmo) esseri umani come avrebbero dovuto andare, ci avrebbe accolto un futuro radioso di espansione nella nostra galassia e poi in tutto l’universo. Un meraviglioso svolgersi di eventi, una crescita della nostra Anima, del nostro Spirito e, insieme a noi, di ogni altra creatura più o meno senziente in ogni stella del firmamento.
Ma in tale portentoso cammino risiedevano troppo equilibrio, armonia, benessere, creatività e bellezza.
Energie che troppo male si conciliavano con le esigenze nelle sfere di esistenza superiori alla nostra.
In cui principi e finalità a noi imperscrutabili esigevano un tributo di sangue immenso per noi, insignificante per loro.
E condizione indispensabile all’esistenza per ogni tipo di creatura ed entità di qualsiasi livello è poter disporre di una fonte cospicua di energia con cui sostentarsi.
Quindi non appena tali entità furono consapevoli della realizzazione di quanto da noi creato ed edificato, e dell’enorme opportunità che noi costituivamo dal punto di vista energetico, si adoperarono affinché la catena di eventi che aveva portato sino a quel punto tornasse indietro su sé stessa per poi alterarsi e modificarsi, adattandosi così alle loro esigenze.
Era indispensabile noi divenissimo funzionali alla soddisfazione delle loro necessità. In soldoni potessero trarre da noi il cibo di cui loro abbisognavano.
Tale processo a ritroso passò quindi per la nascita della singolarità che aveva generato il nostro universo uscendo dal buco nero nel cosmo dell’universo Mombu. Da lì si risalì a tutta la catena di eventi che aveva generato gli infiniti universi dopo la burrascosa tempesta temporale dell’universo dei Bruchi Neri.
Poi si ritornò indietro di mille miliardi di miliardi di anni e più su per tutti gli universi strambi e particolari generati dal boato dell’universo reso saturo dall’infinito procrearsi delle creature Beretrici.
Da qui ancora si risalì attraverso gli eventi vibrazionali seguiti alla risonanza di infiniti universi paralleli creati dalla putrescente mente di Olaf, il Demiurgo.
Quindi si percorse ancora a ritroso ogni singolo evento generatore di vita nei mondi al di sotto delle grate in cui precipitando a terra con il cranio fracassato Olaf, il demiurgo, perse la vita.
E qui, il quel preciso istante in cui il piede di porco penetrò come fosse burro la testa del malcapitato, venne eseguita un’azione del tutto insignificante e di poco conto.
Un atto talmente inosservabile che mai nessuno avrebbe potuto con sicurezza affermare fosse mai accaduto.
Un gesto di così di scarso effetto che smosse nell’aria solo alcuni piccolissimi ed invisibili atomi intorno al sangue che copioso fuoriusciva dalla testa e che andava ad inondare di vita i mondi sottostanti.
Ma tale esiguo, dappoco, irrisorio, marginale, trascurabile atto si ripercosse come un’onda di una influenza devastante in ogni universo, cosmo, realtà e piano dell’esistenza appena generato.
Tutto quanto sino al nostro universo, di nuovo, dove gli eventi che ebbero a generarsi dissolsero come fumo un futuro pieno e già realizzato. Generandone uno del tutto nuovo e di sicuro, per le superiori entità, magari poco dissimile, ma per noi angosciante e devastante.
E che futuro ci era stato scippato?
Come dicevo un futuro pieno, appagante e luminoso avevamo già realizzato.
Dopo centinaia di lunghi millenni di evoluzione avevamo raggiunto con fatica l’apice umano della nostra crescita fisica, tecnologica e sopratutto spirituale.
Fu un percorso arduo, costellato di sconfitte e di vittorie su noi stessi e sugli elementi del mondo esterno che con pazienza ci forgiarono.
Alla fine avevano raggiunto un tale equilibrio dentro noi stessi e il resto del creato che iniziammo una lenta espansione nell’universo.
Incontrammo specie di altri mondi che come noi avevano subito processi di crescita simili e con loro instaurammo sodalizi di muto progresso e beneficio.
L’intera nostra galassia pullulò della nostra vita e di quella delle altre creature che ci accompagnarono e dopo miliardi di anni addirittura ci spostammo di galassia in galassia.
Tutta questa pace, crescita e benessere accompagnava come un tutt’uno anima e corpo.
E così il nostro spirito ebbe modo di crescere di mondo in mondo e la nostra essenza, l’anima, acquisire quell’esperienzialità per cui era stata scissa dall’uno Creatore. Ebbe così modo di rispecchiarsi in esso ed in esso ritornare.
Un cammino sublime ed appagante.
Troppo a dire il vero per quelle entità dei piani superiori che avevano ben altre finalità che quelle della concretizzazione dei nostri bisogni…
Quindi esse agirono. E quel lieve smuovere di atomi nel mondo di Olaf, il demiurgo, ebbe sul nostro universo conseguenze inimmaginabili.
La nostra stessa evoluzione ne fu stravolta. Invece di subire un lento e progressivo cammino di crescita, ebbe brusche ed improvvise impennate che in poche migliaia di anni la portarono al punto che oggi noi conosciamo.
E come avvenne questo drastico meccanismo di crescita?
Non in modo naturale.
Infatti la catena di eventi che partì dal mondo di Olaf, il demiurgo, fece anche in modo che circa tredicimila anni fa si trovasse sul nostro mondo anche un’altra specie di creature dotate di intelligenza, di cui quasi la totalità di noi mai avrebbe sospettato l’esistenza. Esse, come fossero Dei creatori modificarono l’essenza stessa dell’uomo, attraverso manipolazioni del nostro corredo cromosomico e del nostro spirito.
Ma il loro scopo non fu quello di farci saltare centinaia di migliaia di anni evolutivi o quello di renderci migliori od efficienti.
Tutt’altro.
Nei loro piani vi era semplicemente l’intento di plasmare una specie fiera e promettente come la nostra per renderla mansueta, docile, servizievole e servile.
Il loro scopo fu quello di domesticarci.
Alla fine però sfuggimmo da quella condizione, di schiavi ed animali domestici quali eravamo divenuti, perché troppo numerosi.
Come conigli ci moltiplicammo per il mondo senza freni e senza quasi ostacoli grazie all’intelligenza che avevamo sviluppato anche grazie alle loro manipolazioni.
Ma non per questo fummo liberi e fuori dal loro controllo.
In modi che nemmeno possiamo supporre condizionarono e determinarono la nostra storia ed il nostro percorso su questo mondo.
Non esitarono ad utilizzare alcun mezzo, fosse cruento, creasse sofferenza, stenti e dolore. Per noi nutrirono mai alcuna empatia, anzi spesso mostrarono nei nostri confronti un sadico piacere nell’essere cagione di tanta sofferenza, reputandoci infimi ed inferiori. Semplicemente dovevamo essere asserviti ai loro intenti anche nelle condizioni più estreme ed inumane.
Avevano tollerato ci diffondessimo per il mondo senza troppe restrizioni e ci moltiplicassimo così tanto perché avevano bisogno raggiungessimo un certo grado di sviluppo tecnologico e scientifico, cosa possibile solo con una certa massa critica.
Negli ultimi decenni avevano aumentato i loro contributi diretti in tali discipline, ormai erano molto vicini a ciò che a loro serviva.
Ed erano quindi state fate scelte opportune.
In realtà noi esseri umani non eravamo mai stati a loro indispensabili assolutamente.
Questi esseri erano stati esiliati dal loro mondo per divergenze radicali con gli altri della loro specie, fatto che li aveva portati ad un confronto diretto anche cruento.
Gli era stato consentito pure di spostarsi con relativa facilità all’interno di questo sistema stellare, ma gli strumenti tecnologici di cui erano stati forniti non avevano una durata eterna e come era ovvio richiedevano manutenzione.
E con il tempo molti dispositivi non furono più utilizzabili.
Inoltre erano dotati di una caratteristica per noi invidiabile. Ogni loro vita infatti poteva durare persino diverse migliaia di anni, anche in assenza della loro tecnologia.
Invece per lo sviluppo delle caratteristiche umane avevano alla fine deciso che le nostre vite non avrebbero potuto superare il centinaio di anni. Inizialmente non era stato sempre così, ma poi timorosi che potessimo rivoltarci contro di loro, a volte era persino accaduto, limitarono di molto la durata della nostra esistenza.
Molti di noi con gli anni acquisirono quelle competenze e quelle abilità, anche contro i loro desideri, che erano loro proprie, questo fatto li fece infuriare a tal punto che per poco non fu decretata la nostra estinzione.
Ora avevamo raggiunto quello sviluppo tecnico per permettere di ripristinare molti dei loro dispositivi, ed in fondo quindi non eravamo più così necessari. Per lo meno non nel numero attuale…
Quindi quel grande futuro pronto ad accoglierci, già realizzato nel ramo di realtà che sarebbe a noi spettato, fu semplicemente cancellato.
E noi miseri esseri umani ci ritrovammo nella condizione di essere parassitati nell’anima e nella nostra vita.
Nell’anima ad opera di quelle entità supreme che per il raggiungimento dei loro scopi per lo più incomprensibili avevano cambiato la catena della creazione di così tanti universi.
Nella conduzione della nostra esistenza da quegli esseri alieni che ancora vivono tra noi e che così condizionano le nostre vite ancora nel mondo odierno.
A quello che ci è dato sapere la nostra anima è utilizzata proprio come fosse una sorta di batteria dalle entità dei piani superiori che, grazie alle emozioni che vengono sprigionate all’interno del nostro spirito, quasi esclusivamente quelle negative, si approvvigionano di energia vitale.
E pure le nostre esistenze materiali sono esclusivamente funzionali agli intenti di una specie per noi matrigna che però non sa che a sua volta è solo uno strumento atto generare quel contesto indispensabile ai livelli di esistenza superiori per parassitarci.
Non era questo di certo il nostro radioso futuro.
Ora purtroppo lo è divenuto.
In questo oceano di dolore però, vi è una piccola increspatura di minuscola positività. Almeno per tutti noi che siamo qui presenti in questo momento.
Difatti le nostre singole individualità presenti ora in questo nuovo scenario, in quello che avrebbe dovuto essere un radioso futuro non sarebbero mai esistite.
Vi sarebbero state altre vite, altre esistenze, ma non le nostre di oggi.
Quel cordoglio che proviamo per tutte quelle anime che avrebbero vissuto in quell’universo che più non è, è in effetti cancellato dalla consapevolezza che tutto ciò ha permesso a noi singolarmente di esistere.
Forse una vita non appagante e piena come quella dei nostri contraltari, ma pur sempre una nostra vita che forse possiamo cercare di affrancare dalla schiavitù che ci sovrasta.
Di conseguenza un unico fatto è qui certo ora.
Noi siamo qui, in questo mondo ed in questo stesso momento, e qui conduciamo le nostre vite.
In questo piccolo ed insignificante Mondo di mezzo.