Martedì, 11 Febbraio, 2025

Stanno uccidendo i Sogni (lo spettatore).

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Stanno uccidendo i Sogni (lo spettatore).

Cammino,
cammino in silenzio tra la gente, per non disturbare i loro pensieri.
A fianco di molti ho costruito la mia vita. Gli altri il tempo, ha fatto ombre.
Sempre più silenzioso avanzo e vedo ogni cosa perdere colore. Vedo gli altri, perdere colore.
Come da una tela imbrattata dall’acqua, i rivoli di colore si perdono.
Li vedo scolorire piano piano e divenire sempre più silenziosi…
Mentre fuori, il mondo mantiene le sue vivaci luci,
mentre in alto un falco si libra in volo,
io, solo, mi lacero gli occhi.
Non vedi lo scorrere del tempo?
Come tutto appare trepido di luce mentre corri?
Oppure ti richiudi e ti fai triste la sera all’incipiente notte?
Veleggi tra le note orchestrate che ti penetrano e poi ti trasportano.
Lontano tra le braccia di un tempo che tu, hai creato.
Lo stesso ritmo, pian piano ti trascina via.
E ti fa avanzare lentamente tra le mie braccia,
imbrigliandoti a me con infinita compiacenza.
E allora come un giovane cavaliere in sella ad una moto, corri.
Corri verso un tempo, che è allo stesso tempo, preda e cacciatore.
Poi la musica prosegue, divenendo a un tratto la stessa, ma grigia, uguale.
E tu con ogni briciolo della tua forza, non vuoi allontanarti via da essa.
Non vuoi cambiare la melodia.
Non vuoi ucciderla.
Non vuoi stravolgerla.
Ma infine la riavvolgi ed una nuova crei.
E ancora alla fine anche tu perdi colore e divieni grigio.
Come gli altri.
Come vuole diventare il mondo nuovo.
Solo che ora, anche tu, lo vuoi.

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Lunedì, 10 Febbraio, 2025

Addio.

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Addio.

Vedi oh mio capitano,
io vedo la nave che mi porta via da qui.

E’ come se vedessi con gli occhi miei,
la morte, lontano, che ha paura di dire sì.

E forse è un miraggio,
o forse solo un sogno,
ma non so che m’ importa di me.

E sento le urla disperate del gabbiano,
che è venuto, proprio qui,
a morir nel mare.

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Pubblicata in “Cronospazio” edizioni Etabeta 2023
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Domenica, 9 Febbraio, 2025

L’Universo.

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L’Universo.

L’universo, il nostro universo è un’immersione in simboli.
Simboli che danno Speranza.
Simboli di rettitudine. Di Beltà. Di appagamento e concupiscenza.

- Ogni albeggiare ti aggrappi ad essi viandante. -

E poi, vi son anche quelli di oppressione. Di crudele astinenza.

- O quelli che ti fan credere la vita beata e poi soffocanti ti spengono. -

E in effetti errante vagabondo nella tua Mente null’altro è presente.
Solo un’illusoria metafora di simboli insignificanti.

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Lunedì, 27 Gennaio, 2025

Nel Mondo di sopra.

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Nel Mondo di sopra.

Di nullo valore l’apparir del Sole.
D’incantate facezie parea la vita.
Come d’altro canto appare vago l’approssimar del desio.
Incestuoso il Tempo con i suoi figli traditi.

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Sabato, 25 Gennaio, 2025

L’Oblio non può essere eterno.

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L’Oblio non può essere eterno.

Non ti scordar di chi eri.

Di quando nacqui, di quando poi crescesti.

Non dimenticare dei primi segni, del Mondo giovane.

Non allontanare ancor dalla tua mente le prime voci, dense di parole.

Non ti scordar di chi primo impresse nella tua mente i primi Sogni…

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Mercoledì, 11 Dicembre, 2024

Il Colore Porpora.

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Il Colore Porpora.

Lacrime amare, dal sapore del fiele avvelenato dalla rabbia e dal rancore.
Si è sempre disposti a pagare un pegno assai alto.
Per “sommi ideali”, vien detto.
Per “coprire di gloria e d’alloro i capi degli eroi”, si urla.
Per “rendere onore a questo od a quell’altro dio”, viene sussurrato.
Per “affrancare gli animi e gli Spiriti”, si bisbiglia a denti stretti.
Ma non vi posson essere acque pure per lavare gli orrori.
Ma non vi son profumi ad addolcire l’aria putrida.
Ma non si possono scavare buche così profonde da seppellire tutti i corpi.
Ma non vi può esser alcun pensiero sublime a cancellar ricordi atroci.

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Di prossima pubblicazione su “Pallina ed i Sarvanot - Il Sacro Casto” ultimo capitolo della saga.

Sabato, 7 Dicembre, 2024

Il Tintinnare.

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Il Tintinnare.

Il tintinnante tintinnio di mille campanelle, ondeggianti e genuflesse alla lieve brezza mattutina,
mi coglie inaspettato e quasi sorpreso del canto orchestrato che liete annunciano.
“E’ arrivato!”
Forse inatteso mai avrebbe dovuto apparire al mio sentire, ma quel fraterno scampanare si era come assopito di anno in anno, soffocato e zittito dall’incedere del mio cammino.
Così, ora, si fece strada nuovamente, in modi prima incerti e timorosi e poi via via sempre più sicuri ed audaci, sino a ché d’improvviso fu un tinnire, ovunque, intorno.
Gaudioso e sin pieno di maraviglia il mio animo si protese al lieto imberbe giorno.
Ed il riecheggiar tonante di campanule trillanti m’avvolse proprio come fossi infante.

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Venerdì, 6 Dicembre, 2024

Un sogno che non è un sogno.

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Un sogno che non è un sogno.

Ho fatto un sogno dentro lo specchio,
mentre pensavo di stare a guardare indietro,
le mie orme cancellate nella sabbia.
E mi sono accorto che non ricordo,
che non ho più memoria.

Aiutami ora o Dio del Tempo e del Vento.
Ora che la terra vola via da me.
Io che sento freddo e sempre più freddo dentro di me.

Sogno un sogno dentro ad un sogno.
Sogno un uomo dentro ad un sogno.
Un sogno che non ho fatto mai.

Sogno un sogno, un finto sogno.
Piange un uomo dentro ad un sogno.
Un uomo che non ho amato mai.

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Giovedì, 5 Dicembre, 2024

20 o 30 mila.

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20 o 30 mila.

Cominciammo in tanti, in 20 o 30 mila
poi andammo avanti, si sa il tempo uccide.
Lenti e inesorabili, avanzammo a stento
prima di voltarci e di piegarci a terra.

Procedemmo in molti, ed 1 ad 1
prigionieri od uccisi, “e sia lo spazio!” ci racchiuse.
Plasmati e lavorati, su giochi ed archi
non fummo che poca coscienza e fumo di conoscenza.

Incedemmo in sparuti gruppi, in cerchio (0)
liberati e solo sopravvissuti, “e sia lo spazio…” si curvò.
A lavorare chi su anima, chi su pane
persi e ci perdemmo, lasciando libero lo spirito, il più bello.

Rimanemmo una manciata tutti uguali, tutti diversi,
e fermi lì a guardare, si sa il tempo consuma.
Veloci e logorati, precipitammo in verso
e ci voltammo insieme e ci voltò la terra.

Pubblicata in “Cronospazio” edizioni Etabeta 2023

Martedì, 3 Dicembre, 2024

Suum numen extinctum est in nocte sine stellas.

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Suum numen extinctum est in nocte sine stellas.

Lo portò nella brace ardente il nero giorno,
mentre i quattro rei sovrani dell’apocalisse
annunziavano frementi la sua morte
con lo sbattere stridente dei cavalli alati.

Uno solo con la spada fiammeggiante
tagliò l’unico fil superstite e lo costrinse nel nero mar
come predisser i tre fratelli corvi sul ramo
e la morte oscura che serban in cuor.

E il fiume roteante per la gioconda via
trascina con se i flutti e le anime al vento,
come foglie di un autunno, ormai povero di mieter vite umane.
E pure i quattro, si ferman timorosi davanti al sol.

Fu ben lungi assai lontano dall’appassir la vita,
ma pur lo stesso il rapace l’arrestò volando.
Le acque fluttuaron nelle tenebre oscure,
mentre il nume appassiva alla candida sera.

Sabato, 30 Novembre, 2024

Ferri.

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Ferri.

Hanno messo cancelli davanti al naso. Alla bocca.
Hanno cintato i nostri centri, le nostre città, le nostre case.
Hanno eretto muri tra noi ed i nostri cari. Nei nostri cuori.
Hanno assediato le nostre menti, i nostri pensieri.
Persino i nostri ricordi.

Non si possono più udire le parole vibrate dalle labbra.
Serrate tra i denti le parole vengono scalciate e represse.
Tonanti e roboanti pensieri soffocati ed affievoliti.
Persino il respiro è negato. Soffocato ed ingurgitato.

Prigionieri nelle nostre cantine. Nelle profondità delle case.
Incatenati tra brune e tetre pareti, e nelle sedie accasciati.
Con sguardi corvi a scrutar dalle appannate finestre.
Con sguardi persi, grigi, pesanti, con la sapienza annullata.

Non vi è più calor negli abbracci. Strappati, paurosi e negati.
Han proibito i baci, carnosi, colmi di passione e sfiorati.
Han detto che mischiar il fango di mano in mano sia cosa brutta,
come arrecar offesa.
A recar messaggi d’amore non vi è più neppur la bramosa pelle.

Ed infine è vietato portar parola ai pensieri. Pure a quelli puri.
E’ fatto severo divieto di volger lo sguardo laddove nevica.
Allo stesso modo dispiegar la mente alla luce e alla ragione.
Non vi è più animo.
Non vi è più Dio.
Solo oblunata mente.