Mercoledì, 21 Maggio, 2025

Democrazia.

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Democrazia.

La parola “Democrazia” è una di quelle parole che fanno parte della neo-lingua creata dalla propaganda dei detentori del potere del mondo occidentale in cui un termine viene privato del suo significato originale per essere così soppiantato da un significato “nuovo”.
Se ne può considerare un esempio significativo nella nuova definizione che è stata data alla parola “vaccino” per supportare una nuova cura sperimentale che altrimenti sarebbe risultata indigesta alla popolazione se propagandata con il suo reale significato.
Ma non è l’unico esempio che si potrebbe fare. La maggior parte dei quotidiani italiani sono espertissimi nella definizione di concetti fatti passare per altro utilizzando parole diverse.
Come l’attuale genocidio che si sta perpetrando in Palestina.
La parola genocidio non viene quasi mai menzionata, sostituita da termini aleatori e generici come “autodifesa”, “guerra al terrorismo”, “ripristino dell’ordine” e si potrebbe andare avanti.
Ma mai conviene utilizzare la parola che meglio rappresenterebbe ciò che sta accadendo, appunto genocidio.
Ma torniamo al nostro argomento principale, la democrazia.
Qualsiasi organo d’informazione dell’attuale regime (termine che di sicuro ben identifica lo stato politico attuale), affermerebbe con sicurezza che viviamo in uno stato democratico.
Ma se constatiamo la realtà dei fatti tenderei ad escludere questa asserzione.
Premetto che l’attuale gestione dello stato in cui viviamo potrebbe apparire sicuramente migliore della stragrande maggioranza dei regimi dispotici e totalitari che spesso in passato ma anche ora nel mondo hanno governato molti paesi. Ma non di meno sarebbe imprudente e sicuramente ingenuo affermare che davvero si viva in uno stato democratico. O per lo meno nel significato pieno sempre attribuito storicamente alla parola democrazia.
Ho avuto particolare contezza di questo pensiero in una discussione avvenuta con mio padre qualche giorno fa.
Si discuteva circa il fatto che nel mondo occidentale la stragrande maggioranza delle notizie rilevanti e contrarie all’unico pensiero dominante del cosiddetto mainstream, fossero, metodicamente e con solerzia, omesse, nascoste o radicalmente modificate.
Esattamente come se vigesse un sistema orwelliano in stile “1984”.
La concezione relativa al mondo dell’informazione nel pensiero di mio papà era ancora quella sviluppata comunemente nella popolazione dal dopoguerra sino agli anni ‘90. Cioè un sistema composto da giornali e televisioni legato strettamente all’ambito politico della nazione, in cui i referenti del giornalismo erano i politici ed i partiti che si riteneva costituissero l’ossatura di governo del paese.
Oggi ritengo che la situazione sia radicalmente mutata.
Alcuni istituti di indirizzo di controllo globale, entità internazionali e persino facoltosi personaggi, godendo della disponibilità di enormi capitali e risorse, hanno pian pianino eroso ogni ambito di indipendenza di pensiero, se vi era mai stato, nei vari organi d’informazione.
La cosa gravissima è che questo sia avvenuto anche in contesti anche molto distanti.
Per cui è avvenuta una progressiva “colonizzazione” sia in ambito dell’informazione, sia in ambito politico e persino giudiziario.
Avendone avuto libera facoltà e determinazione hanno cooptato le nuove generazioni di politici di qualsiasi formazione, sia di governo che di opposizione e poi, con lo scopo di controllare i vari movimenti, hanno dato inizio al teatrino delle finte contrapposizioni, quando invece veniva portata avanti, da parte di tutti gli schieramenti, la stessa identica agenda.
Con gli stessi propositi hanno proceduto ad acquisire ogni gruppo editoriale che avesse una qualche rilevanza in ambito nazionale, effettuato nominalmente da soggetti differenti ma facenti capo alle stesse strutture ideologiche.
Fintanto ché, grazie sopratutto al condizionamento, alla propaganda, al ricatto ed alla corruzione, ogni posizione divergente e contrapposta è stata appiattita ed assoggettata ad agende coerenti e comuni, il famoso pensiero unico di memoria orwelliana, eliminando di fatto qualsiasi contrapposizione e possibilità di determinazione autonoma e critica non solo nei confronti del regime auto instauratosi ma elidendo di fatto la crescita e lo sviluppo delle coscienze.
Quindi la “nova democratia”, ha perso qualsiasi riferimento reale al significato intrinseco del termine.
Puramente dal punto di vista formale nulla è cambiato.
Ma se sono state sostituite al vertice tutte le figure apicali ed amministrative del vivere civile, sia all’interno degli apparati dello stato, sia nelle compagini dei partiti politici e della pubblica informazione e persino nelle strutture della magistratura, allora il tutto sarà gestito ed amministrato in maniera univocamente funzionale alla nuova ideologia, in cui tutti i principi democratici sono inapplicati ed elusi sfacciatamente e con arroganza, pur affermando a gran voce la presenza di uno stato democratico.
Il nuovo sistema allora avrà assunto la forma di un sistema più simile ad uno stato oligarchico o plutocratico, in cui pochi soggetti enormemente ricchi, gruppi economici multinazionali e monopolistici e gruppi di interesse facenti capo a nazioni straniere, dirigeranno le redini del destino di una popolazione divenuta per lo più passiva, succube, assopita e domesticata.
Quindi una democrazia vestita da democrazia, ma la cui ossatura che la sostiene non è affatto democratica.

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