Disumanizzazione, parte quinta.
A volte provo davvero un senso d’impotenza che genera frustrazione e scoramento.
Mi verrebbe istintivo dividere tutto ciò con cui vengo a contatto in bello e brutto.
In buono oppure in cattivo.
In giusto o sbagliato.
In bianco e nero.
Se mi fermo un secondo a pensare però capisco che il mio universo non ha questi confini così nettamente demarcati.
Per cui anche se inizialmente divengo preda del furore e della rabbia prendo poi consapevolezza della moltitudine di sfumature che compongono il mio mondo.
Una serie infinita di gradazione di colori che sfumano lentamente l’uno nell’altro.
Penso anche però che spesso bisogni anche prendere posizioni nette e definite.
Certi confini non vanno superati.
Mai.
In una certa parte del mondo in questo momento viene perpetrato uno STERMINIO, come ho già detto un GENOCIDIO.
A sostegno di tale abominio ho sentito accampare ogni genere di giustificazione.
Come quella ad esempio:
“Purtroppo le morti civili sono inevitabili in un contesto come quello della Striscia”.
Oppure come quella per cui viene affermato che ha bombardato in Siria ed in Ucraina anche la Russia…
Ma siamo ammattiti?
Ripeto, ma siamo diventati matti?
Sul serio si può appoggiare e giustificare un GENOCIDIO perché inevitabile oppure perché tanto vengono perpetrati atti simili anche da qualcun altro in qualche altro posto?
Ciò che ho provato leggendo tali commenti è stata rabbia, repulsione e poi orrore, schifo, per tanta insensibilità, per tanta superficialità.
Solo se si è vuoti dentro si possono pronunciare certe parole.
Inoltre è proprio a disposizione d’animo e di pensiero come quelle che portano a simili enunciazioni che sono possibile e permessi tali abomini.
Non voglio attribuire a nessuno una simile povertà di principi “umani”, né tantomeno a chi si è espresso con quelle parole.
Ma sta di fatto che spesso non solo non è umano ed è privo di anima chi è artefice di tali atti abominevoli, ma spesso lo è anche chi appoggia e giustifica tali atti esecrabili.
Come affermava il poeta e filosofo svizzero Henri-Frédéric Amiel a metà del XIX secolo, probabilmente l’anima non è presente sin dalla nascita in ogni uomo. Essa si forma là dove vi è una particolare predisposizione dell’essere umano improntata alla sua evoluzione e crescita.
L’anima è un “guadagno” di cui non tutti gli esseri umani possono godere alla loro dipartita.
Sono le esperienze formative della vita, la crescita della coscienza, la coltivazione di sani principi e la cura della propria spiritualità che permettono nel momento della propria morte di poter affermare di aver conquistato un’anima eterna.
Quindi non tutti gli uomini hanno un’anima e non tutti gli uomini sono “umani”.
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