Noi, siamo veramente noi?
Qualche giorno fa ho spiegato come io pensi che il nostro cervello sia in realtà un organo molto potente ma con funzioni specifiche deputato sopratutto al controllo del corpo ed a fungere come una sorte di antenna che ci pone in collegamento con un Mondo “altro” nel quale risiederebbe la nostra vera consapevolezza, o come molti direbbero anima.
Perché sono giunto a tali conclusioni?
Nel corso degli anni ho sempre approfondito conoscenze tematiche in materia di biologia, psicologia, esperimentazione e molto altro. Argomenti che molto semplicemente mi hanno sempre affascinato.
Leggendo quindi moltissimi resoconti che tentavano di spiegare il funzionamento del cervello mi sono fatto un’idea precisa su alcuni concetti.
Parlo per iniziare dagli esperimenti di Libet che scoprì, attraverso l’encefaloelettrografia (EEG), che il cervello dei pazienti esibiva un’attività particolare e riconoscibile già molti millisecondi prima che la decisione diventasse cosciente.
Il cervello, insomma, agiva prima che la coscienza ne fosse informata.
In seguito altri studiosi arrivarono a conclusioni assai simili come nel 2011 lo studioso israeliano Itzhak Fried che pubblicò sulla rivista “Neuron” una ricerca che riaprì le polemiche sul rapporto fra le neuroscienze e il concetto di libero arbitrio. Fried realizzò diversi studi in sala operatoria mentre erano eseguite operazioni a cranio aperto su una dozzina di pazienti coscienti, affetti da forme intrattabili di epilessia. Misurò così l’attività di singoli neuroni mentre i pazienti replicavano l’esperimento che rese celebre il neuroscienziato statunitense Benjamin Libet negli anni Ottanta. In tali esperimenti i pazienti dovevano decidere quando premere un tasto. Dopo aver azionato il tasto, i pazienti dovevano dire, avvalendosi di un orologio le cui lancette si muovevano molto rapidamente, in quale momento avevano preso la decisione di muovere il dito. Libet scoprì così appunto, che il cervello dei pazienti esibiva un’attività particolare e riconoscibile già molti millisecondi prima che la decisione diventasse cosciente. Gli studi neurofisiologici di Fried confermano i risultati di Libet e individuarono nell’area motoria supplementare (SMA) la regione dove si formerebbe l’intenzione di compiere un movimento volontario. Fried e colleghi furono così in grado di usare le registrazioni dell’attività neuronale per predire il momento esatto in cui il soggetto diventava cosciente della sua decisione e, nel caso in cui ai soggetti fosse lasciata la libertà di scegliere se muovere la mano destra o quella sinistra, quale mano avrebbero mosso. L’accuratezza di queste previsioni fu estremamente elevata.
A tali studi ne seguirono molti altri quasi tutti a suffragio di tale conclusione.
E molti neuroscienziati non sono mai riusciti però ad accettare quanto evidenziato. Risulta molto difficile digerire il fatto che Il cervello può agire prima che la coscienza ne sia informata.
Ma a quanto pare così è.
La diatriba sorta in merito a questi esperimenti risultò estremamente accesa.
Allora l’uomo non è affatto dotato di libero arbitrio?
Riflettendo su queste conclusioni e combinandole con molti altri studi ed articoli sul funzionamento del cosmo, sulla sua frattalità e su molti altri argomenti, sono arrivato a due possibili spiegazioni che potrebbero essere alla base del fatto che la coscienza risulti esclusa dall’intenzione di procedere ad una azione qualsiasi.
Infatti a seguito di quanto sopra descritto molti studiosi sono arrivati alla conclusione che (si veda lo studio pubblicato su “Psychological Science”, a nome degli autori Adam Bear e Paul Bloom) forse, nel preciso momento in cui sperimentiamo una scelta, la nostra mente sta riscrivendo la storia, inducendoci a pensare che questa scelta, che è stata effettivamente completata dopo che le sue conseguenze sono state percepite inconsciamente, sia stata una scelta che avevamo fatto fin dall’inizio.
Cioè la coscienza ingannerebbe sé stessa nel tentativo di non perdere la sua identità.
Ed ecco invece come io penso possano andare le cose attraverso queste due visioni, che non è affatto detto debbano essere viste in contrapposizione, perché potrebbero anche coesistere ed integrarsi benissimo.
La prima come ho più volte affermato potrebbe essere che la nostra coscienza non sia altro che una “caratteristica” che emerge da un substrato sottostante che l’ha generata.
Mi spiego meglio.
Il nostro cervello è costituito da un numero impressionante di programmi e funzioni che lo sostengono e che gli permettono di gestire tutte le attività biologiche del corpo, oltre a organizzare, catalogare per poi estrapolare ed adattare ad i più diversi e variegati scenari, un numero incredibile di informazioni provenienti sia dal mondo esterno che da quello interno.
Che poi, a ben vedere, quest’ultimo mondo, è il solo che conta per l’elaborazione di tutte le informazioni.
Tutte queste funzioni e tutti questi programmi lavorano insieme sinergicamente.
Inoltre sono collocati su livelli gerarchici diversi che spessissimo, tanto per complicare le cose, interagiscono gli uni con gli altri persino su livelli molto distanti. Il tutto coordinato attraverso segnali neurochimici, ormonali, elettrici ed addirittura ottici, che attraverso delle sorte particolari di fibre ottiche viaggerebbero in tutto il corpo.
In tale visione dalla complessità di tutta questa organizzazione è emersa la nostra coscienza come “programma” nuovo, forse non voluto, che non ha consapevolezza di tutto quanto gli sta sotto.
In un certo senso nemmeno “il tutto quanto gli sta sotto” sa cosa stia sostenendo e che per di più che sopra di esso vi sia una coscienza.
Quindi semplicemente “tutto quanto sta sotto” prenderebbe le decisioni, ad esempio alzare un braccio, e la coscienza farebbe suo il proposito di alzare il braccio, nella convinzione di averlo deciso lei stessa.
In tale scenario alcuni sostengono persino che vi sia una sorte di super-coscienza che deciderebbe ogni cosa che ci riguarda e comunichi alcune decisioni prese a quella che riteniamo coscienza e gli faccia credere di proposito che tali decisioni siano state prese da essa.
Quindi la coscienza non sarebbe altro che uno strumento nelle mani di questa nostra super-coscienza che in realtà costituisce la nostra essenza.
Ad acclarare tale ipotesi sono stati avanzati alcuni studi effettuati su pazienti schizofrenici in grado di generare diverse coscienze nello stesso individuo molto compartimentate, in cui le uno non sono in nessun modo consapevoli della presenza delle altre. Ed in cui alcune “personalità” avrebbero più competenze e gestione sull’intero individuo rispetto ad altre invece più escluse dal poter fruire ad esempio di un controllo del corpo.
La seconda visione è per me sicuramente più attinente al reale funzionamento delle cose. Nel senso che mi sembra più armoniosa e onnicomprensiva.
Il ritardo che intercorre tra un’azione e l’intenzione di eseguirla, che è poi la presa di consapevolezza da parte di ciò che riteniamo sia la nostra coscienza, avviene semplicemente perché queste istruzioni ed informazioni provengono da un posto “altro” rispetto a noi.
Vi sono all’interno del nostro cervello moltissimi elementi che farebbero ricondurre la sua attività al funzionamento di una antenna.
Uno di questi è costituito sicuramente dalla ghiandola Pineale che ha addirittura caratteristiche piezoelettriche che la porterebbero a vibrare come un cristallo (in uno stato morfologico particolare denominato fase monocristallina).
Non voglio affrontare in questo contesto il funzionamento della ghiandola Pineale che sicuramente farò in un articolo successivo, quello che qui però voglio rimarcare e la presenza di molti fattori presenti nell’organo cervello che farebbero pensare funzioni anche come antenna, come ad esempio l’utilizzo di canali ionici all’interno dei neuroni che funzionerebbero con principi quantistici che sembrerebbero essere realizzati per trasmettere informazioni più che per ritenere informazioni. Esattamente a quanto accade in alcuni tipi di giunzione in transistor realizzati allo scopo specifico di essere dei trasmettitori.
Quindi il nostro corpo, il nostro stesso cervello semplicemente degli strumenti, molti direbbero, della nostra anima.
E qui mi ricollego ad un altro tema a me molto caro.
Il tentativo in atto per fare in modo di realizzare la visione distopica da parte di alcuni pazzi narcisocentrici di eliminare la nostra connessione con l’universo per lasciare un guscio vuoto, quasi senza alcuna coscienza a vagare per le terre desolate di quello che vorrebbero obbligarci a considerare il nostro mondo.
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