Lunedì, 18 Novembre, 2024

Il riflesso nello specchio.

me-stesso-riflesso-nello-specchio.jpg

Il riflesso nello specchio.

Come m’appare grigio il mondo stamattina.
Il cielo plumbeo e scuro ad appesantirmi ancor più l’animo…
Ecco questo è quanto si schiude al nuovo giorno, un giorno qualsiasi.
Ma è grigio ed opprimente ciò che ci circonda?
Oppure appare tutto così cupo perché un semplice riflesso dello Spirito che alberga in noi?
Noi, imperituri, crediamo di essere fatti di sostanza.
Ma è davvero come così tanto crediamo?
Tutto quanto l’universo non potrebbe essere solo un nostro gigantesco specchio che tutto comprende e nel quale vediamo la nostra immagine riflessa?
O meglio ancora, ogni cosa non potrebbe essere semplicemente compresa negli ambiti della nostra mente?
A ben pensarci è sempre stato così, anche nella rappresentazione classica del pensiero.
Il “Mondo delle idee” di concezione platonica ben racchiude e descrive questi concetti.
Però per Platone il “Mondo delle idee” è semplicemente un oggetto, non una nostra intima rappresentazione mentale.
O meglio la realtà di per sé stessa ha un proprio connotato di essenza imprescindibile, siamo noi esseri limitati che ne cogliamo un pallido riflesso e nel tentativo di comprenderlo la storpiamo e ne diamo solo una vaga rappresentazione.
Invece più tardi, nel neoplatonismo avviene una sorta di trasfigurazione di questi concetti che più li avvicinano al mio personale sentire, come ad esempio in Plotino o nel pensiero moderno di Berkeley od Hegel.
E’ il mondo ad essere interamente generato dalla nostra mente che di per sé stessa non ha un connotato oggettivo proprio di esistenza.
Mi si potrà irridere per questo, chi non ha certezza delle cose che lo circondano?
Vorrei però far riflettere sulla vera natura della realtà tangibile riportando una piccola parte introduttiva del mio romanzo: “Pallina ed i Sarvanot – l’Alleanza.”:
“Del resto, come si può affermare che l’universo stesso esista?
Per dirimere la questione bisognerebbe riflettere un poco su come avvenga tale processo.
Si supponga di trovarsi di fronte ad un bel gattone nero. Possiamo affermare, con decisione e con convinzione, di poter vedere con i nostri stessi occhi un gatto nero. Lo si può osservare distintamente davanti a noi. Senza ombra di dubbio alcuno. Ebbene, tale visione ci è consentita grazie al fatto che la luce andando a colpire tale micio, un poco è stata da lui assorbita ed un altro poco è stata poi riflessa verso i nostri occhi.
I nostri occhi ed eventualmente quelli del nostro vicino che osserva come noi la stessa scena. E già qui vi sarebbe da accapigliarsi.
Cosa certa è che noi sicuramente riceviamo una parte di luce che è diversa da quella diretta verso il nostro amico.
Quindi già a questo livello entrambi stiamo percependo cose diverse.
Di seguito l’informazione luminosa che raggiunge i nostri occhi, viene convertita dalla retina in segnali elettrici. Tale conversione, sebbene si basi sullo stesso principio per tutti noi uomini, avviene in modalità e con sensibilità diverse che variano da individuo ad individuo. Quindi affermare anche solo ora che tutti e due abbiamo visto lo stesso micio, con la stessa forma e dimensioni e le stesse sfumature di colore, ad un attento osservatore esterno parrebbe sin avventato.
Persino peggiore in verità è la situazione.
Una volta che l’informazione elettrica, attraverso il nervo ottico, sia giunta alle innervazioni del cervello, viene presa e trasformata in segnali neurochimici, poi riprocessata ancora in segnali elettrici e così via numerose altre volte. E ovviamente, come in precedenza, in ogni singola fase ed in tutte queste trasformazioni avvengono eventi diversi, con soglie di sensibilità diverse, che cambiano da persona a persona.
A questo punto la nostra mente interviene e cerca di dare un senso a tutto questo imbroglio. Un senso chiaramente diverso per ognuno di noi, che dipende dalle nostre passate esperienze, da fattori genetici o da cambiamenti ambientali esterni. Ed ancora da innumerevoli altri fattori.
A questo punto, io vedo ciò che è visto dal mio vicino? Direi proprio di no…
Proviamo ora ad estendere tale fatto appurato a tutto ciò che ci relaziona al Mondo esterno.
Tatto, Udito, Olfatto, Gusto, …
Siccome ogni cosa percepita cambia così tanto, i nostri Mondi sono proprio così uguali? Non sembrerebbe proprio.
E poi. Se tutti i nostri sensi fossero semplicemente ingannati? Se invece non esistesse proprio nulla, ma fosse la nostra stessa mente a farci credere che esistano i sensi esterni?
Quindi noi vivremmo nella convinzione che esista un intero universo, fatto di cose, oggetti, persone, gatti. In realtà ogni frammento percepito è in realtà costruito dalla nostra mente. L’universo semplicemente non esiste.
È interamente costruito dalla nostra mente.
Non esistono le cose.
Non esistono gli oggetti.
Non esistono le persone.”

Già, nulla esiste…