Venerdì, 18 Aprile, 2025

Punto.Zero l’arrivo… o meglio una partenza…

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Punto.Zero l’arrivo… o meglio una partenza…

Finalmente sono arrivati, averli sotto mano è tutta un’altra cosa.
Voglio condividere alcuni pensieri espressi per un incontro proprio su questa opera a molte mani.

Punto.Zero

Confesso che non mi sarei proprio aspettato un’opera così compiuta.
Proprio a cominciare dalla copertina.
Veramente proprio ben riuscita.
Ognuno di noi ha contribuito in variegati modi.
Vi sono stati attori come Robert e Francesca che si sono gettati in fatiche non di poco conto. Quindi a loro un davvero sentito grazie.
E poi il resto di noi che comunque ha contribuito ad edificare un lavoro secondo me estremamente articolato e variegato, dove visioni anche differenti sono confluite in un unicum organico e decisamente armonioso.
In comune vi è però un sentire delle cose comune, acquisito grazie ad un’esperienza formativa che l’esistenza ha impresso dentro ognuna delle nostre vite, vite anche molto diverse.
Questa nuova consapevolezza ha seguito strade e tempi diversi in ognuno di noi, autori di questo colletaneo.
C’è chi ha iniziato decenni fa a percorrere una strada nuova che lentamente è maturata sino ad oggi e chi solo da pochi anni ha intrapreso questo percorso.
Ciò che accomuna comunque questi diversi cammini è la certezza che non sia più possibile tornare indietro.
Quando si esce dalla caverna in cui si è condotta quasi tutta la propria esistenza e si vede la realtà del mondo, ebbene questa non può più essere celata alle nostre menti.
Questa presa di consapevolezza è per sua stessa natura irreversibile.
Il mettere tutto e sempre costantemente in discussione è divenuta oramai la nostra stessa forma mentis.
Nulla potrà mai più essere dato per scontato.
Tutto il detto, tutto l’acquisito, tutto il flusso della nostra conoscenza ora assume una luce nuova.
Ho sempre avuto una natura mentale agnostica, dove il gnos (la conoscenza), è sempre stato sospeso e mai dato per scontato.
Ma ora vivo questo agnosticismo con ben più profondità e consapevolezza.
Una volta era un intento, ora è divenuto la consuetudine con la quale assimilo le nuove conoscenze.
Nella piccola parte di mia pertinenza in questa collaborazione collettiva ho cercato secondo le mie forme di dare consistenza ai miei pensieri.
E l’ho fatto con gli strumenti che ho imparato ad utilizzare.
E’ un piccolo racconto che mostra il nuovo mondo disvelato ad occhi nuovi.
Lo stesso mondo in effetti che era sempre stato, ma un mondo non più occultato ai propri occhi.
Occhi nuovi per vedere lo stesso mondo parrebbe da intendere.
Ed è proprio così ed è esattamente come accaduto a me stesso.
In cui continuo a vivere nelle stesse modalità del passato, ma la mia nuova relazione con ciò che mi circonda è incommensurabilmente cambiata.
Oggi ho occhi nuovi per vedere una realtà che si è dispiegata in sfaccettature che mai avrei ritenuto nemmeno lontanamente possibili.
La consapevolezza circa il fatto che le cose mai sono state come mi è stato sempre raccontato ha innescato il processo che mi ha permesso di creare un nuovo tipo di relazioni con le cose e le persone che mi circondano.
Oserei dire più autentico e sincero.
In cui ho avuto la possibilità di comprendere quanto in verità la stessa realtà che mi circonda sia solo una emanazione della mia coscienza.
Vedo ciò che i miei occhi vogliono vedere.
Creo le relazioni che il mio inconscio profondo vuole esplicare.
Tutto il dolore e la sofferenza che sono la fuori in realtà sono solo dentro di me.
Ed allora perché volere un mondo simile quando invece potrei creare un mondo d’amore?

Tale opera è disponibile presso le principali piattaforma on-line e pure (ancora meglio) in libreria.

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Martedì, 8 Aprile, 2025

Punto.Zero

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E’ uscito finalmente “Punto.Zero”.
Un collettaneo, nato dalla collaborazione di nove autori (ed io sono uno di questi) che a vario titolo, secondo le proprie propensioni ed attitudini hanno realizzato un’opera a più mani che tratta della “nuova prospettiva dell’uomo”. Mostrando un mondo nuovo, “disvelato”, in cui le vecchie credenze, le vecchie certezze e i vecchi paradigmi sono resi nudi, smascherati e messi a disposizione di tutti.
O quantomeno a libera fruizione di chi ha occhi nuovi per vedere un vecchio mondo, pregno di menzogne e preconcetti in cui tutto, ma proprio tutto è stato distorto ed asservito ad una narrazione di convenienza.
In cui dis-valori come il neo-liberismo, l’egoismo, l’accumulo di capitali oltre ogni ragionevole ragionevolezza, la prepotenza, l’arroganza, la protervia, il dominio assoluto, hanno assunto una dimensione ed una diffusione ammantata di parole senza significato.
Impalcatura realizzata grazie all’edificazione di una neo-lingua in cui le stesse, identiche “vecchie parole”, hanno assunto significati nuovi coniati all’occorrenza per rivestire “vecchi concetti” negativi di un’aurea nuova ed immacolata.
Per cui termini come resilienza, vaccino, pace, inclusione, guerra al terrorismo, resistenza, disinformazione, costrizione, sicurezza, libertà, hanno assunto significati completamente differenti da quelli solo di poco tempo prima, addivenendo ad essere a volte il loro esatto opposto.
Distorcendo i fatti contemporanei e la storia passata. Censurando ferocemente ogni possibile dissenso.
Attuando una piena conformazione ad un unico pensiero precostituito.
Nascondendo, mentendo, comprando, ricattando, …
Relegando a mala informazione ogni tipo di visione differente.
Tutto questo dinnanzi ad un’umanità asservita, stordita, compiacente, domesticata e prona.
Questo processo però, del tutto involontariamente, ha generato una resistenza inaspettata, inizialmente confinata a pochi individui e poi cresciuta.
Questa resistenza e si badi bene non resilienza, ha affondato radici profonde e come una pestilenza del pensiero è penetrata nelle menti seminando il germe della diffidenza e del pensiero critico.
Per cui molti oramai sono divenuti immuni da questa martellante propaganda, mettendo in discussione ogni concetto, ogni informazione, ogni fatto dato per certo ed acquisito.
Persino nei confronti della scienzah (sì quella con l’acca) si è condotta una battaglia della ragione e dello spirito.
Proprio questi ultimi anni sono un chiaro esempio di questo concetto.
Con il vessillo in resta della scienzah si è cercato di appiattire le menti, relegando la ragion critica a mero complottismo.
Per cui si sono diffuse scempiaggini come il falso green e il riscaldamento climatico dovuto a sole ragioni antropiche.
Ma la cosa davvero fantastica di questo effetto che mai si avrebbe voluto indurre è che una volta che le menti si sono aperte ad una visione critica del mondo, nulla le pur far regredire allo stato precedente.
Per cui dal quel momento ogni cosa sarà rivista secondo i nuovi paradigmi e nulla potrà più essere inoculato passivamente come dato ovvio e acquisito.
Questo libro, realizzato da individui, ognuno con una propria percezione di questo nuovo mondo presenta un cammino realizzato con strumenti così diversi ma così compenetranti da creare mille spunti da cui partire per iniziare a definire una nuova intima realtà.
Vuole essere uno sprone ad iniziare un nuovo e più aperto cammino interiore, non più schiavo dei vecchi, abusati e strumentalizzati preconcetti.
Quindi se la cosa stuzzica la vostra mente non esitate a sfogliarlo e leggere le pagine che lo compongono.

Tale opera è disponibile presso le principali piattaforma on-line e pure (ancora meglio) in libreria.

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Sabato, 8 Marzo, 2025

Transumanesimo.

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Transumanesimo.

L’etimologia della parola “Transumanesimo” deriva dalla combinazione di due termini, “Trans” e “umanesimo”, ciascuno con una storia linguistica e concettuale ben definita.
“Trans” è di derivazione latina ed assume il significato di “oltre”, “attraverso” oppure “al di là”. Questo prefisso è spesso usato per indicare un superamento, un passaggio o un’estensione oltre un limite esistente.
“Umanesimo”, sempre di derivazione latina, significa “proprio dell’uomo”, “umano” appunto.
L’umanesimo tradizionale è un movimento culturale e filosofico che si sviluppò in Europa durante il Rinascimento, incentrato sul valore e sul potenziale dell’essere umano, sulla centralità della ragione, della cultura e della ricerca scientifica. In questo contesto si ebbe un’enfatizzazione della dignità umana, della creatività e della conoscenza, tutti strumenti per migliorare la condizione umana.
Quindi “Transumanesimo” assume il significato di “oltre l’uomo”, “al di là dell’uomo”, come fosse una sua “naturale” evoluzione. E molti potrebbero pensare di assimilarlo al pensiero di Friedrich Nietzsche del “superuomo”, anche se proprio così non è.
Potremmo pensarla come una concezione positiva?
E’ proprio così?
Per meglio comprendere dove si vuole andare a parare vediamo come nasce questo neologismo.
La parola “Transumanesimo” (in inglese “Transhumanism” ) è stata coniata negli anni ‘50 dal biologo britannico Julian Huxley, fratello dello scrittore Aldous Huxley.
Julian Huxley utilizzò il termine per descrivere una visione futura in cui gli esseri umani avrebbero potuto superare i loro limiti biologici e culturali attraverso l’uso della tecnologia, della scienza e della razionalità.
E quest’ultimo pensiero è stato preso ed estremizzato in molte filosofie moderne che invece di vedere l’uomo come al centro del suo universo, lo asserviscono a voleri e bisogni dettati da una concezione molto “oligarchica”. In cui saranno presenti pochi eletti (eletti in senso divino), emancipati dalla condizione umana e da tutti i suoi limiti, mortalità compresa, ed una moltitudine di umanità, vista come incapace ed immatura per poter provvedere alle proprie esigenze se non debitamente indirizzata, in parte uomo ed in parte macchina, guidata e diretta con l’unica finalità di servire e provvedere ai bisogni di un’umanità “superiore”.
In questo nuovo contesto la parola “transumanesimo” coniata dal biologo Julian Huxley assume una connotazione più simile ad uno scenario distopico più proprio delle visioni mostrate nei romanzi del fratello Aldous Huxley.
E su tale universo privo di umanità ho costruito il mio romanzo “Il Penultimo Uomo.
Un romanzo solo all’apparenza lontano dalla vita della nostra società, bisognerebbe osservare bene la deriva che hanno preso molte pratiche mediche e riflettere.
Compresa la ricerca scientifica voluta ed indirizzata da alcuni personaggi estremamente facoltosi che preda di deliri di onnipotenza vorrebbero plasmare il nostro mondo a nostro discapito.
E senza interpellarci.
Ma di questo parlerò ancora.

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Venerdì, 7 Marzo, 2025

Reincarnazione e Sciamanesimo.

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Reincarnazione e Sciamanesimo.

Ho avuto recentemente più di una discussione costruttiva circa la visione della vita che coinvolge l’esistenza su questo pianeta.
Nel mondo vi sono tantissime visioni, differenti o coincidenti in molti aspetti.
Spesso incredibilmente in posti del mondo lontanissimi tra loro sia sotto il profilo della distanza geografica che quella temporale vi sono state visioni che sembrano identiche.
Non ho idea se vi siano stati periodi che hanno accomunato tutte queste culture.
Secondo la concezione attualmente imperante molte di queste tradizioni non sono mai venute in contatto l’una con l’altra.
Ma si sa, è capitato molto spesso negli ultimi anni che la scienza così detta ufficiale è servita solo da paravento per nascondere altre verità.
Oppure è vero ed esiste una sorta di inconscio collettivo che accomuna modelli e concezioni dell’uomo a cui la nostra mente attinge, come amava affermare Carl Gustav Jung. Una incredibile sincronicità a livello subconscio. Visione affascinante e che in molta parte ho fatto mia.
Vi è un insieme di concezioni spirituali dell’anima che hanno in comune il ciclo della rinascita. In cui la morte è semplicemente una pausa tra una reincarnazione e la successiva che avviene con modalità e finalità a volte differenti.
Guardando indietro ad osservare la molteplicità di queste visioni, di sicuro quella più diffusa e che da sempre ha attirato la curiosità della cultura occidentale, è quella costituita dall’universo induista.
Nell’Induismo, il processo di ascesa verso la perfezione e la fine del ciclo vita-morte (samsara) è un viaggio spirituale profondo che culmina con il raggiungimento del moksha, ovvero la liberazione dal ciclo delle reincarnazioni. Questo obiettivo supremo rappresenta l’unione dell’anima individuale (atman) con il divino universale (Brahman), una condizione di pace, saggezza e beatitudine eterna.
L’essere umano raggiunge il moksha attraverso un percorso, di vita in vita, che deve soddisfare alcune regole precise che a seconda della scuola filosofica induista di appartenenza sono interpretate differentemente. Ma alla base di tutte vi è il concetto di una progressiva emancipazione, vista come un percorso evolutivo che porta all’unione con Brahman, il divino. Una volta raggiunto il moksha, l’anima si libera dal ciclo di nascita e morte e si unisce al Brahman.

Mi vorrei però concentrare su un altro tipo di concezione cosmologica.
La stessa che tratto come una sorta di filo conduttore nel mio ultimo libro: “Il Mondo di Mezzo.” edizioni Etabeta 2023.
Quella di alcune tradizioni che sono accomunate dal credere che il ciclo della vita, della morte e della reincarnazione si regga invece su un grande inganno.
Alcune culture sciamaniche, infatti, hanno visioni alternative rispetto alla concezione induista della reincarnazione, spesso più ciclica e impersonale. In particolare, alcune di queste tradizioni descrivono la morte come un processo in cui gli esseri umani vengono manipolati o ingannati da entità superiori o forze cosmiche.
Vediamo alcune.
Sciamanesimo Tunguso-Manciù (Siberia)(1).
Le popolazioni tunguse, tra cui i Buriati e i Evenki , praticano forme di sciamanesimo che includono credenze complesse sulla morte e sul destino dell’anima. Secondo alcune tradizioni, al momento della morte, l’anima può essere attirata verso una “luce” o un “richiamo”, che rappresenta un inganno orchestrato da spiriti o entità superiori. Questi spiriti utilizzerebbero l’energia vitale delle anime per mantenere il ciclo cosmico.
Lo sciamano, in questo contesto, ha il ruolo di guidare l’anima defunta attraverso il mondo spirituale, proteggendola da tali inganni.
Sciamanesimo Coreano (Mudang)(2).
Nello sciamanesimo coreano, praticato dalle Mudang (sciamane), esiste la credenza che alcune anime possano essere intrappolate o ingannate dopo la morte. Gli spiriti disincarnati possono essere attratti da false luci o promesse, finendo per diventare fonti di energia per entità più potenti.
Le Mudang svolgono rituali per liberare queste anime e aiutarle a raggiungere il loro destino finale, evitando di essere catturate in cicli illusori.
Sciamanesimo Ainu (Giappone settentrionale)(3).
Gli Ainu, un popolo indigeno del Giappone settentrionale, hanno una visione animistica del mondo in cui gli spiriti giocano un ruolo centrale. Secondo alcune narrazioni, gli spiriti dei defunti possono essere ingannati da forze superiori che li attirano verso luoghi luminosi o seducenti, solo per essere riassorbiti nel ciclo naturale.
Gli sciamani Ainu, chiamati Kamui, operano per proteggere le anime dalla manipolazione e garantire loro un passaggio sicuro.
Sciamanesimo Navajo (Nativo Americano)(4).
I Navajo , un popolo nativo americano, hanno una visione spirituale complessa che include la credenza in entità malevole o ingannevoli. Secondo alcune tradizioni, al momento della morte, l’anima può essere attirata da false luci o illusioni create da spiriti oscuri, che cercano di catturare l’energia vitale dell’individuo.
Gli sciamani Navajo, noti come Hataałii, conducono rituali per purificare e proteggere l’anima, guidandola verso un destino positivo.
Sciamanesimo Sami (Lapponia)(5).
I Sami , un popolo indigeno della Lapponia (regione artica tra Norvegia, Svezia, Finlandia e Russia), praticano forme di sciamanesimo legate alla natura e agli spiriti. Nelle loro tradizioni, esistono racconti di spiriti che ingannano le anime dei defunti, attirandole verso falsi paradisi o luoghi di luce per sfruttarne l’energia.
Gli sciamani Sami, chiamati Noaidi, utilizzano tamburi rituali e viaggi astrali per proteggere le anime e guidarle verso il mondo spirituale corretto.
Sciamanesimo Andino (Perù e Bolivia)(6).
Nelle tradizioni andine, come quelle degli Quechua e degli Aymara , esiste la credenza che alcune anime possano essere ingannate da spiriti maligni o entità cosmiche dopo la morte. Questi spiriti creano illusioni per attirare le anime verso luoghi che sembrano sicuri ma che, in realtà, le intrappolano in cicli di sofferenza o servitù.
Gli sciamani andini, chiamati Paqo, lavorano per liberare queste anime e ricondurle al loro destino spirituale.
Sciamanesimo Celtico (Europa antica)(7).
Anche se meno documentato rispetto ad altre tradizioni, lo sciamanesimo celtico presenta elementi simili. Secondo alcune interpretazioni delle leggende celtiche, le anime dei defunti possono essere attirate da false luci o da creature magiche, come le fate o i sidhe, che le conducono in regni illusori.
Gli sciamani celtici, spesso associati ai druidi, avevano il compito di proteggere le anime e guidarle verso il mondo ultraterreno.

Come appare chiaramente la visione induista non è certamente l’unica a trattare del ciclo della reincarnazione delle vite.
Quello che ho potuto evincere, dopo aver conosciuto l’esistenza di queste culture differenti, è che se deve esistere un processo che ci vede rinascere in un nuovo corpo dopo la morte, questo non è per forza di cose finalizzato ad un nostro benessere evolutivo.
Partendo proprio dal presupposto che non vi possono essere certezze, ma semplicemente invece modi di vedere l’esistenza che meglio risuonano con il nostro pensiero ed il nostro modo di essere, non bisognerebbe dare tutto per scontato o già acquisito con certezza.
Se è vero che tutto potrebbe essere un grande inganno finalizzato a perseguire gli interessi di altre entità di altri piani dimensionali, probabilmente converrebbe a noi piccoli esseri umani, disporci, nei confronti del cosmo che ci circonda, in modalità differenti.
Si pensi ad un attimo ad una mandria che liberamente percorre quotidianamente i pascoli di montagna. Mandria composta mucche e giovani bovini. Una qualsiasi di quelle mucche avrebbe mai l’ardire di pensare di far parte solo di un gruppo di bestie destinate al macello? Oppure più facilmente crederebbe di condurre un’esistenza libera, pascolando liberamente tra verdi prati insieme ai suoi simili ed ai piccoli insieme a loro? Magari si accorgerebbe solo del grande inganno in prossimità del macello che li condurrà alla loro morte…
Del resto abbiamo avuto da sempre la presunzione da essere al vertice dell’evoluzione, al vertice della piramide alimentare…
Ma è proprio vero?
Si è davvero sicuri sia così?
Potremmo quindi essere considerati né più né meno che come batterie, fornitrici di energia e di cibo verso esseri altro – dimensionali. Che si nutrono di noi; la nostra stessa esistenza sarebbe semplicemente subordinata alle loro esigenze. La morte non sarebbe altro che un modo per rinnovare questa loro fonte energetica. Nel momento del nostro trapasso verremmo condotti con l’inganno verso una luce, attirati come fossimo falene, per essere imprigionati in piccole ampolle di vetro per poi essere nuovamente reintrodotti nel ciclo della vita.
Vi sarebbe poi un tipo particolare e specifico di energia atta ai bisogni di queste entità.
Si è partiti dalla considerazione che dolore e sofferenza sono diffusi nel mondo molto più del piacere, della felicità e dell’appagamento. Questo sbilanciamento innaturale, perché altrimenti questi due poli contrapposti dovrebbe trovare equa diffusione, dimostrerebbe proprio la presenza di tali entità. Che si nutrono del nostro sbilanciamento energetico. Fossimo in equilibrio non saremmo soggetti a tale forma di vampirismo.

E allora?
Dove voglio arrivare?
Non posso avere certezze. Almeno di questo sono sicuro.
Non ho idea cosa ci aspetti veramente là fuori, al termine della nostra esistenza.
Un’altra cosa so ancora però.
Sarebbe bello aver vissuto un’esistenza degna di essere vissuta. In cui essere stati felici, appagati e dove si abbia contributo in ogni modo alla stessa felicità ed allo stesso benessere per chi si ha avuto intorno. Molti direbbero di aver vissuto una vita d’amore. Per sé stessi e gli altri.
Solo una simile vita avrebbe comunque un senso.
Nell’ipotesi che non vi fosse null’altro dopo di noi, né cicli di rinascita e morte e nemmeno un’esistenza eterna, si ha idea in questo caso come sarebbe stata davvero l’unica forma di esistenza con un senso compiuto? Aver contribuito al benessere dell’universo.
Nel caso invece avesse consistenza un’esistenza dopo il nostro corpo fisico, si sarebbe in ogni modo vissuti in maniera altrettanto degna. Sia vi fosse un’unica esperienza di vita che molteplici.
Oltretutto in quella visione che ci vede succedere di vita in vita solo per essere nutrimento attraverso la nostra sofferenza e quella altrui, ci sottrarremo a tale destino succube e doloroso.

Quindi l’Amore come unica via d’uscita.

Bibliografia.
(1) - Eliade, Mircea. Sciamanismo e tecniche dell’estasi . Bollati Boringhieri, 2006.
- Hultkrantz, Åke. The Religions of the American Indians . University of California Press, 1979.
(2) - Kendall, Laurel. Shamans, Nostalgias, and the IMF: South Korean Popular Religion in Motion . University of Hawaii Press, 2009
- Lee, Jung Young. Korean Shamanistic Rituals . Mouton Publishers, 1981.
(3) - Batchelor, John. The Ainu and Their Folklore . The Religious Tract Society, 1901.
- Siddle, Richard. Race, Resistance, and the Ainu of Japan . Routledge, 1996.
(4) - Reichard, Gladys A. Navaho Religion: A Study of Symbolism . Princeton University Press, 1990.
- Wyman, Leland C. The Ghostway: A Navajo Ceremonial . Smithsonian Institution Press, 1983.
(5) - Rydving, Håkan. The End of Drum-Time: Religious Change among the Sami, 1685–1721 . Uppsala University, 1993.
- Bäckman, Louise, and Åke Hultkrantz. Studies in Lapp Shamanism . Almqvist & Wiksell, 1981.
(6) - Allen, Catherine J. The Hold Life Has: Coca and Cultural Identity in an Andean Community . Smithsonian Institution Press, 2002.
- Urton, Gary. At the Crossroads of the Earth and the Sky: An Andean Cosmology . University of Texas Press, 1981.
(7) - Green, Miranda. Dictionary of Celtic Myth and Legend . Thames & Hudson, 1992.
- Ross, Anne. Pagan Celtic Britain: Studies in Iconography and Tradition . Academy Chicago Publishers, 1996.

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Mercoledì, 15 Maggio, 2024

Cronospazio.

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Introduzione.

E’ tutto inatteso. Quasi non voluto. E’ come se in realtà non avessimo libero arbitrio, ma che burattini illusi della realtà vivessimo una vita già vissuta. O forse no. Tutto avviene esattamente al contrario. Siamo noi i creatori primi e gli artefici della nostra realtà.
Il discernimento risulta molto difficile. Quasi impossibile. Il risultato è comunque un’immersione in un magma infinito che rallenta i nostri movimenti. Esattamente come fossimo in un sogno.
Del resto i sogni, come ebbi già modo di dire altrove, sono solo Mondi. Mondi reali come quello che viviamo quando crediamo di essere vigili e svegli. Con la stessa dignità di esistenza.
Quindi cosa rimane della nostra immersione nella vita? La stessa sensazione di essere e non essere. In modo pervicace insistiamo e con ciò ci illudiamo di percorrere un cammino denso di realtà.
Quando invece solo navighiamo a vista. Inconsapevoli e storditi.

E’ in momenti come questi che si viene colti dalla nostra possessione interiore e come marionette l’ispirazione come sfogo per le vicissitudini della vita trova pieno appagamento nell’arte, nella scrittura, nella musica, nella decantazione, nella pittura e nella poesia.
Ma è davvero nostra autodeterminazione?
Simo davvero noi i soggetti protagonisti della nostra interiorità e poi di conseguenza del nostro agire?
Oppure piuttosto è tutto già scritto predeterminato, eterodiretto e la nostra esistenza è frutto solo della mera esecuzione di un programma già dettagliato, proprio nel medesimo modo in cui avviene una simulazione?
Quindi non vi è possibilità di scelta. Il libero arbitrio risulta essere solo un vano esercizio di illusoria ed irrealistica fantasia.
Oppure no.
Oppure noi siamo davvero, magari anche solo come contenitori, sede di autonomo discernimento, di scintilla casuale e singolare di vera coscienza.
Oppure ancora l’imprescindibile consapevolezza che da molti è considerata come tessuto dell’universo, risiede in un “altro” da noi. E noi come semplici, ma allo stesso tempo complicate, antenne fungiamo da ricevitori che incanalano il pensiero, l’esperienzialità ed incarnano nella coscienza temporale il nostro vissuto.
Un tempo che quindi non esiste di per sé, ma è funzione creata e gestita dai nostri corpi per acquisire “esperienza”.
Io ritengo che anche però nello scenario più pessimistico in cui siamo inseriti in una realtà che realtà non è perché mera simulazione, possiamo essere gli artefici della nostra esistenza.
Ho acquisito abbastanza esperienza per comprendere come a volte sia sufficiente la semplice conoscenza di “programmi a basso livello” per poter noi stessi, volendolo, modificare il risultato di tali programmi modificandone il codice stesso che li compone.
Lo studio delle neuroscienze, soprattutto applicate allo sviluppo interiore, ha diverse volte dimostrato come sia possibile modificare certi aspetti pre-programmati delle nostre attività psichiche. Questo mi ha sempre lasciato nella convinzione sempre più marcata di come appunto invece possa esistere la possibilità, anche per noi marionette, di poter esercitare funzioni non previste o programmate in anticipo.
E quindi, come cosa meravigliosa, avere per conseguenza la nostra auto-programmazione generatrice di un libero arbitrio anche non previsto.

Cosa è quindi l’Universo? In cosa consiste la nostra esistenza? Ecco, possiamo quindi avere, forse, singoli bagliori di luminosità da tutto ciò che ispira la nostra esistenza.

Ogni singola ispirazione scaturita in queste pagine sotto questa luce, può essere vista come contingente ad un periodo, anzi oserei dire momento, della mia esistenza.
Un singolo istante generatore di uno spazio intorno a sé in cui si esplica il racconto che mostro.
Uno Cronospazio appunto.
Crono o Kronos (in greco antico: Κρόνος, Krónos) è una divinità della mitologia e della religione greca. In questi antichissimi miti era figlio di Urano, cioè del Cielo e di Gea o Gaia la madre Terra. Era uno dei Titani personificazione della Fertilità, del Tempo e dell’Agricoltura e padre del grande Dio Zeus.
In ogni piccola realtà descritta nelle seguenti pagine impera il Dio Crono, generato dal Cielo e dalla Terra, a sua volta guardiano dello spazio che lo abita.
Un Cronospazio.

Il Mondo di mezzo.

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Introduzione.

Viviamo in mondo greve.
Reso tale da intenti altrui.
Viviamo in un’epoca grigia in cui non è lecito discernere.
Vi sono verità non vere per decreto, per autoreferenziale autorità di competenza. Addirittura sono stati istituiti organismi para istituzionali che hanno la prerogativa esclusiva di discernere il vero dal falso.
Hanno il preciso compito di reprimere su qualsiasi mezzo di informazione ciò che venga ritenuto, “autorevolmente”, notizia falsa, non pertinente o fuori contesto. Con zelo devono sanzionare, elidere, conformare, cancellare ed obliare. Perché solo ciò che sia ammantato da ufficialità di correttezza sia la sola e unica verità.
Senza discussione. Senza contestazione. Senza ragione critica. Senza scelta. Senza opinabilità.
Si è ripristinato un regime di censura totale.
Dove ogni piattaforma che sia elettronica o cartacea, deve essere subordinata a tali preconcetti.
Dove chi dissente è tacciato di razzismo, xenofobia, di sobillante rivoluzionario, di sanguinante oppositore, di sostenitore della violenza, di estremismo, di pietoso e schifoso dissenziente.
Dove chi si muove usando discernimento e pensiero critico deve essere represso con leggi severe, emarginato, sanzionato, multato e tra non molto persino recluso.
Gli si devono confiscare beni ed averi e deve essere escluso dalla società civile.
Sono persino stati proclamati “eminenti figuri” al ruolo di riferimento per l’analisi della verità, messi a capo di testate redazionali, o a gruppi (autoproclamatisi) di controllo di notizie.
Sarà possibile monitorare attivamente conversazioni private, corrispondenza personale, rapporti personali sui social, conversazioni in chat e su esse intraprendere le azioni più opportune.
Senza intervento della magistratura, senza notifica di reato, senza contraddittorio, senza possibilità di appello.
Tutto ciò purtroppo è già realtà.
Ogni argomentazione che risulti fuori dai canoni ufficiali e stabiliti come verità viene marchiata come complottista.
Addirittura tale sistema è così divenuto folle e isterico da riuscire a contraddirsi in continuazione ed ad affermare un giorno una cosa e quello dopo il suo contrario.
Come nel caso delle così mistificate e vituperate scie chimiche.
Irrorazioni dei cieli sino a poco tempo fa del tutto negate e considerate come fantasie di folli e di fuori di testa.
Coloro che facevano notare tali presenze nei cieli venivano tacciati di pazzia e come persone sofferenti di manie persecutorie ed oltremodo ignoranti.
Si arrivava persino ad affermare che tali fenomeni non esistessero affatto o semplicemente fossero scie di condensazione, cristalli di ghiaccio (cosa peraltro in particolari condizioni vera).
Ora con abili mosse manipolatorie dei sistemi di informazione sono pian piano sdoganate come sistemi di controllo climatico, o come strumenti per “limitare” l’irroramento della luce solare al fine di ottenere una diminuzione della temperatura al suolo, dando loro, attraverso l’utilizzo di una terminologia anglofona (Chemtrails)
una veste di utilità benefica collettiva.
Ma si noti bene mai apertamente, in modo diretto e chiaro, con servizi e studi incentrati su tali temi e su tutto ciò che questo può comportare.
Tutto viene sempre detto di sfuggita, mettendo una parola lì e l’altra là, affermando un concetto immerso in un discorso marginale o con articoli dedicati sui giornali magari nelle ultime pagine.
Proprio per preparare le menti ad accettare un processo che in verità è in atto da alcuni decenni.
Alla fine tutti accoglieranno la cosa come una cosa ovvia, sempre saputa, innocua, addirittura utile e quindi di nessuno spessore.
Nessuno spessore?
A volte rimango ancora veramente stupito da quanto siamo divenuti domesticati e pronti ad accettare, dati gli opportuni strumenti, qualsiasi cosa.
Ne è ben dimostrazione proprio quanto accaduto dal 2020 ad oggi…
E purtroppo chi è preda di tali manipolazioni ed è così immerso totalmente in questi contesti di controllo sociale risulta essere del tutto incapace di accorgersi di quanto veramente sta accadendo intorno a lui.
Vorrei a tale proposito ricordare, per meglio spiegare questi concetti, un esperimento eseguito diversi anni or sono su un gruppo di scimpanzé e poi ancora un altro studio implementato più recentemente con modalità differenti, nei locali di attesa di un piccolo ambulatorio medico oculistico negli Stati Uniti.
La prima sperimentazione venne eseguita all’interno di una gabbia dove alcuni scimpanzé potevano muoversi liberamente. Al centro di questa struttura era collocata una pedana rialzata in corrispondenza di un gancio al soffitto che faceva penzolare un casco di banane.
Tutte le volte che uno degli animali tentava, salendo sulla pedana, di andare a prendere una banana, il resto del gruppo riceveva una scarica elettrica tale da stordirlo. Ben presto ogni volta che avveniva un tentativo per replicare questa azione da parte di uno degli scimpanzé, gli altri cercavano in ogni modo di non farlo salire sulla pedana, anche con modi molto aggressivi. Alla fine ovviamente più nessun animale osò avvicinarsi al casco di banane.
Nel proseguo della sperimentazione si sostituì una delle cavie con un animale della stessa specie che non era mai entrato però nella gabbia. Di nuovo non appena il nuovo arrivato tentava di salire sulla pedana per tentare di acchiappare una banana, veniva immediatamente assalito dagli altri allo scopo di impedirgli tale azione. Si operò quindi una sostituzione alla volta di tutti gli animali, sino a quando non vi fu più nessuno che avesse mai ricevuto alcuna scarica elettrica.
Anche se più nessuno di loro avesse mai sperimentato tale dolorosa esperienza ogni tentativo di procacciare una banana veniva osteggiato brutalmente.
Molto più denso di significato è stato l’esperimento eseguito nella saletta di attesa dello studio medico.
Seduti all’interno dei locali erano già presenti più di una decina di persone debitamente istruite ad alzarsi in piedi dalle seggiole allorquando venisse suonata una campanella.
Poi con la promessa di poter ottenere una visita oculistica gratuita, erano stati contattati alcuni soggetti affinché si recassero nello studio medico in un determinato giorno.
Ognuno di questi ultimi individui si ritrovò quindi nella situazione di dover assistere alla scenetta in cui tutte le altre persone presenti sedute si alzavano sempre insieme non appena veniva emesso il suono della campanella. Poi uno alla volta tutti i complici presenti facevano ingresso nella sala medica per la visita oculistica.
Ad un certo punto anche il soggetto umano facente da cavia, senza alcuna motivazione apparente, non appena udiva il suono della campanella si alzava in piedi per poi sedersi esattamente come facevano tutti gli altri.
La cosa incredibile fu che alla fine, sempre in attesa di entrare, anche in assenza di altri individui, continuasse stupidamente a rieseguire lo stesso rito, alzandosi dalla sedia.
A quel punto si fecero poi entrare uno ad uno tutti gli altri soggetti della sperimentazione attendendo che acquisissero quel comportamento condizionato, ottenendo alla fine come risultato che tutti i soggetti, senza saperne la ragione continuavano ad alzarsi per poi tornare seduti ogni volta che veniva suonata la campanella senza che vi fosse più alcun complice presente.
Incredibile vero?
Nella moltitudine di comportamenti acquisiti sin dalla nascita, nel nostro contesto attuale, l’istruzione riveste un ruolo essenziale.
Mi son sempre fatto vanto di quanto enunciato nella nostra costituzione italiana in merito allo sviluppo della persona umana.
Esistono specifici articoli al suo interno che proclamano senza possibilità di equivoci la funzione dello stato nella formazione delle potenzialità di ogni individuo, esiste quindi un ruolo primario delle istituzioni affinché ogni cittadino possa sviluppare le sue attitudini personali e sia pienamente sostenuto in questo.
Ed a ben vedere è quanto sin dal dopoguerra si è tentato di fare nell’educazione scolastica anche se con alterni risultati, ma si può senza ombra di dubbio affermare che per lo meno in questo compito si sono spese molte energie, soprattutto per merito del personale scolastico cresciuto sotto l’ombrello della cultura italiana del ventesimo secolo.
È vero, spesso si è stati ostaggio di interessi personali, nepotismo e persino a volte scarso impegno, ma lo spirito di fondo è sempre stato positivo ed incentrato alla realizzazione della crescita individuale della personalità umana.
Radicalmente invece è mutata la situazione dalla fine degli anni novanta.
Con l’introduzione dell’ennesima riforma si sono effettuati tagli consistenti in ogni ambito scolastico al fine di coinvolgere in questo processo l’attività di imprese private esterne.
E già solo questo può essere considerato un abominio dal momento che è ovvio che tali soggetti avrebbero impresso all’attività scolastica un indirizzo conforme ai propri interessi, trascurando inesorabilmente il principio primo relativo allo sviluppo delle propensioni personali.
Poi come se nulla fosse si è passati dal concetto di educazione a quello di formazione.
Mi si potrà obiettare cosa vi è di male in questa metamorfosi.
Si tenga presente che il concetto di “educazione” deriva dal latino “educĕre” o “educare” ed hanno entrambi il significato di “trarre fuori”. Esattamente quanto ci si proponeva negli enunciati costituzionali.
Il termine invece di formazione si rifà al verbo latino “fōrmare”, cioè “dare forma ad un oggetto”, “modellare”, “plasmare”.
Si evince chiaramente quanto questo non implichi solo un cambiamento puramente lessicale, ma proprio invece concettuale, in cui la funzione della scuola di far scaturire da ogni individuo il meglio di sé viene sostituita da quella di rendere ogni individuo conforme a determinati dettami e principi, che possano essere quelli finalizzati all’inserimento lavorativo oppure alla “normalizzazione” sociale.
Lo si capisce ancor di più dalla pubblicazione delle varie circolari ministeriali susseguitesi nel tempo in materia di insegnamento per il corpo docente, dove scompare ogni principio legato alla personale interpretazione della società e del mondo da parte dell’insegnante a vantaggio della supina accettazione di quei principi comunemente condivisi ed accettati, imposti dall’alto d’imperio e dati per scontati.
Questo può sicuramente apparire ad un’analisi superficiale come una conquista che affranca lo studente dagli influssi anche negativi del singolo docente, ma in verità si finisce per danneggiare lo sviluppo dell’allievo in maniera marcata e sostanziale facendo scomparire ogni possibilità di formazione di un pensiero critico che possa contrastare quello unico e dominante.
Tutto per creare strati sociali mansueti, ubbidienti e domesticati.

Giovedì, 22 Febbraio, 2024

Il Creato.

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Il tutto è Creato?
Da chi?
Da sé medesimi?
Da un Creatore?
Da una simulazione?

Piccolo anticipo, l’Antefatto, estratto da quello che sarà “Il Mondo di mezzo”.

Nel Mondo di Sopra, Olaf, il demiurgo, quella sera aveva finito veramente tardi di lavorare.
Con fatica, arrancando intorno all’edificio, tirava in basso una ad una tutte le serrande alzate.
Arrivato ansimando all’ultima, finalmente, fece per alzare il piede di porco usato per l’operazione, quando, inciampando per la stanchezza, cadde al suolo sopra la grata di areazione delle cantine sottostanti, ed a causa del peso eccessivo che si portava appresso nella sua flaccida e corposa persona, non gli riuscì proprio di arrestare il capitombolo, che ebbe come conseguenza l’essere infilzato del suo capo da una delle estremità acuminate dell’arnese che teneva in mano.
Ora, per quanto cruento e truce possa sembrare la rottura delle sue ossa craniche con l’inevitabile fuoriuscita di buona parte del materiale cerebrale, non si potrebbe mai minimamente immaginare l’incredibile cascata di conseguenze che avrebbe portato tale fatto in una serie infinita di Mondi sottostanti.
Nel primo Mondo, quello fatto di polvere, sabbia, rifiuti e scarti del Mondo sovrastante, il sangue che colava copioso dallo squarcio della ferita aperta nel capo di Olaf, il demiurgo, inondò come manna rigeneratrice su un sottobosco di muffe, funghi, batteri ed altre minute creature quali si possono trovare nei terreni o negli impianti fognari. Tale effluvio portatore di vita come un tocco magico destò una vita brulicante fatta di miliardi di esseri viventi; un vero intero Mondo inatteso, come fosse un pianeta intero data la varietà e moltitudine di forme organiche.
Insieme a queste arrivarono, talmente tante altre creature che a pensarci si fa persin fatica.
Ragni, mosche, larve, millepiedi, acari, pesciolini d’argento, blatte, formiche e vermi. Dalle forme più variegate, dai grigi di mille tonalità, dalle più proprie caratteristiche morfologiche adattate a quei territori aspri e crudi.
E questo fu solo il primo Mondo ad essere ridestato.
Sempre il sangue, impregnando i sottostanti cumuli di terra, diede vita ad una serie di altre infinite forme viventi.
Mondi privi d’aria e soffocanti per gli abitanti del regno di sopra, ma essenziali ai suoi nuovi inquilini.
Così da una vita persa, quella di Olaf, il demiurgo, ebbero origine talmente tanti esseri che sarebbe impossibili enunciarli tutti.
Ma non solo a questo si fermò la furia generatrice del nostro malcapitato personaggio.
Persino una quantità di Mondi di mezzo venne all’istante creata.
Olaf, il demiurgo, nella sua frenesia ispiratrice di vita, aveva generato un terremoto di genesi vitali che mai si sarebbe potuto prevedere.
Gli eventi vibrazionali seguenti misero in risonanza infiniti universi paralleli creati dalla sua oramai putrescente mente; in un lampo cosmi nuovi videro la luce.
Come quello delle creature Beretrici.
Tali insignificanti esseri fecero brulicare di attività milioni e milioni di pianeti sparsi in un universo vastissimo, molti direbbero addirittura infinito, fatto di almeno mille miliardi di miliardi di galassie.
La loro esistenza ebbe origine in un attimo di quel cosmo, che poi fu definito l’Attimo Zero, simultaneamente su qualche centinaio di mondi orbitanti intorno ad altrettante stelle.
Erano esseri monocordi, che vibravano all’unisono insieme al cosmo che li ospitava.
Ognuno dotato di una propria coscienza e di una propria identità, tutti insieme concorrevano alla “Grande Marcia” che li vedeva diffondersi e moltiplicarsi in ogni dove in maniera inarrestabile e continua.
Occorsero solo nemmeno un miliardo di anni perché il loro intero universo divenisse saturo della loro presenza, ma imperterriti non cessarono il processo di espansione, sino a che, tale universo, ormai incapace di contenerli ed anticipare la loro espansione cedette ed esplose in un’immane boato.
Fu il preludio di un’incessante procreazione di universi dalle più svariate, strambe e singolari caratteristiche.
Di sicuro quello che ebbe il suo momento di esistenza più significativo fu quello dei Bruchi Neri.
Si è ben inteso non buchi neri, ma Bruchi Neri.
Queste erano creature talmente piccine che anche un milione potevano stare sulla punta di uno spillo.
Il processo che decretò la loro nascita ebbe luogo circa mille miliardi di anni dopo la nascita del loro universo.
E la loro evoluzione e persistenza in tale cosmo forse si può considerare in non più di un millisecondo.
Ma erano creature portentose ed intelligentissime.
Capaci persino di dilatare la loro esistenza su e giù per il tempo ed alla fine risultò potessero esistere in uno spazio senza tempo che però li annichilò in un battibaleno a causa di una burrascosa tempesta temporale.
A sua volta tale evento ne generò altri che a loro volta diedero origine ad altri universi.
Ma a noi ne interessa uno in particolare che per la nostra stessa esistenza e stato esistenziale.
La creazione dell’universo Mombu.
Tale universo è ancora oggi ben presente.
Ha un’estensione infinita ed a ben vedere è un cosmo abbastanza consueto, molto simile al nostro, dove le leggi fisiche che lo governano sono abbastanza simili.
Senonché, sebbene lo scorrere del tempo ricalchi molto da vicino il nostro, i principi di causa ed effetto sono invertiti.
Mi spiegherò bene per intenderci come si deve.
In tal contesto si potrebbe considerare la mia intenzione di assestare un calcione come si conviene ad un grosso deretano.
Ovviamente ciò comporterebbe nel nostro universo una sensazione spiacevole e dolorosa per il povero malcapitato oggetto di tali mie attenzioni.
Ebbene nel cosmo Mombu se io potessi ritenermi responsabile di tale evento increscioso assisterei alla reazione di tormento della mia vittima ancor prima che la mia intenzione si palesasse e solo successivamente potrei prendere coscienza del rotear della mia gamba verso tal sedere.
Si può quindi ben immaginare la confusione generata da simile bailamme, per cui accade che mai si possa venir a capo di nulla.
E tutte le creature qui presenti hanno il loro bel da fare per condurre un’esistenza degna di questo nome, si pensi che mai un impudente è stato punito per ciò che ha commesso, dal momento che il danno cagionato sempre è avvenuto prima del misfatto.
Un casino come si deve davvero.
In fisica tale flusso di eventi viene definito come entropia invertita.
In quel luogo, al contrario di quanto avviene qui da noi, ogni cosa tende alla minima entropia.
Il risultato è il massimo disordine. Oppure il massimo ordine a dire il vero, dipende tutto dal punto di vista che si preferisce adottare.
Comunque, ciò che a noi interessa è il fatto che anche in tale universo fossero presenti oggetti stellari particolari, delle singolarità speciali, i buchi neri.
Essendo un universo talmente vasto da essere infinito, presentava un numero infinito di buchi neri, e siccome gli eventi si svolgevano secondo il principio invertito di causa ed effetto, alla sua origine tali buchi neri erano già tutti belli e pronti.
In ognuno di essi era presente oltretutto un intero universo ed il caso volle che uno di tali buchi neri contenesse proprio il nostro stesso universo!
Si capisce bene quindi quanto sia stato importante quanto accaduto al povero Olaf, il demiurgo.
Nell’evento tragico della sua fine era già contenuto la nostra rivendicazione di esistenza.
Olaf, il demiurgo, era stato per noi l’artefice primo, il sommo Creatore a cui ogni singolo atomo dell’universo in cui viviamo deve a lui la sua presenza.
Ebbene, si potrà pensare, ma in fondo cosa importa?
Perché tale fatto riveste una così somma importanza?
In fin dei conti da che mondo e mondo tutto è in perenne creazione ed annichilimento.
In ogni attimo di tempo ed anche in ogni attimo di assenza di tempo vengono generati infiniti universi.
Uno in più o in meno può fare la differenza?
Per noi stessi sicuramente sì.
Per noi medesimi, tutto ciò che ha portato alla nostra presenza è di somma ed infinita importanza.
E non solo questo.
Anche la qualità e dignità dell’esistenza che conduciamo è importantissima!
Ben si capirà quindi quanto possa essere stato fastidioso che alcuni fatti accadessero, in un modo che è assai difficile da comprendere, a scapito di altri che sebbene accaduti non si sono mai concretizzati nella nuova successione dei fatti.
Capisco benissimo che si possa essere ingenerata una certa confusione.
Sarà bene quindi illustrare per benino tutta quanta la questione.
Al di sopra del nostro piano di esistenza ne esistono molteplici altri.
In essi vivono tutta una serie di entità dotate chi più chi meno di propria volontà e discernimento.
Essendo poste su un piano dell’esistenza al di sopra del nostro, sono a noi superiori in variegati ed incomprensibili modi.
In ogni piano vi sono entità maligne o benevole, ma la stragrande maggioranza sono verso di noi totalmente indifferenti e la nostra misera vita è considerata semplicemente ne più che meno paragonabile a quella di un granello di polvere.
Ne consegue che se noi fossimo funzionali ad un qualche interesse che li riguardasse, verremmo usati per la soddisfazione ed il raggiungimento di tale scopo come fossimo foglie morte nel vento.
Mano a mano che si sale di livello, indifferenza e disinteresse per noi aumentano e considerazioni morali come bene e male sfumano sino a scomparire.
Tali entità sono da sempre state confuse e considerate da noi come divinità, dotate di valori esclusivamente umani.
Ogni volta invece che sono intervenute nel nostro processo evolutivo la conseguenza è stata sempre caos, disastri e dolore.
Se le cose fossero andate per l’universo e per noi piccoli ed insignificanti (per la grandezza del cosmo) esseri umani come avrebbero dovuto andare, ci avrebbe accolto un futuro radioso di espansione nella nostra galassia e poi in tutto l’universo. Un meraviglioso svolgersi di eventi, una crescita della nostra Anima, del nostro Spirito e, insieme a noi, di ogni altra creatura più o meno senziente in ogni stella del firmamento.
Ma in tale portentoso cammino risiedevano troppo equilibrio, armonia, benessere, creatività e bellezza.
Energie che troppo male si conciliavano con le esigenze nelle sfere di esistenza superiori alla nostra.
In cui principi e finalità a noi imperscrutabili esigevano un tributo di sangue immenso per noi, insignificante per loro.
E condizione indispensabile all’esistenza per ogni tipo di creatura ed entità di qualsiasi livello è poter disporre di una fonte cospicua di energia con cui sostentarsi.
Quindi non appena tali entità furono consapevoli della realizzazione di quanto da noi creato ed edificato, e dell’enorme opportunità che noi costituivamo dal punto di vista energetico, si adoperarono affinché la catena di eventi che aveva portato sino a quel punto tornasse indietro su sé stessa per poi alterarsi e modificarsi, adattandosi così alle loro esigenze.
Era indispensabile noi divenissimo funzionali alla soddisfazione delle loro necessità. In soldoni potessero trarre da noi il cibo di cui loro abbisognavano.
Tale processo a ritroso passò quindi per la nascita della singolarità che aveva generato il nostro universo uscendo dal buco nero nel cosmo dell’universo Mombu. Da lì si risalì a tutta la catena di eventi che aveva generato gli infiniti universi dopo la burrascosa tempesta temporale dell’universo dei Bruchi Neri.
Poi si ritornò indietro di mille miliardi di miliardi di anni e più su per tutti gli universi strambi e particolari generati dal boato dell’universo reso saturo dall’infinito procrearsi delle creature Beretrici.
Da qui ancora si risalì attraverso gli eventi vibrazionali seguiti alla risonanza di infiniti universi paralleli creati dalla putrescente mente di Olaf, il Demiurgo.
Quindi si percorse ancora a ritroso ogni singolo evento generatore di vita nei mondi al di sotto delle grate in cui precipitando a terra con il cranio fracassato Olaf, il demiurgo, perse la vita.
E qui, il quel preciso istante in cui il piede di porco penetrò come fosse burro la testa del malcapitato, venne eseguita un’azione del tutto insignificante e di poco conto.
Un atto talmente inosservabile che mai nessuno avrebbe potuto con sicurezza affermare fosse mai accaduto.
Un gesto di così di scarso effetto che smosse nell’aria solo alcuni piccolissimi ed invisibili atomi intorno al sangue che copioso fuoriusciva dalla testa e che andava ad inondare di vita i mondi sottostanti.
Ma tale esiguo, dappoco, irrisorio, marginale, trascurabile atto si ripercosse come un’onda di una influenza devastante in ogni universo, cosmo, realtà e piano dell’esistenza appena generato.
Tutto quanto sino al nostro universo, di nuovo, dove gli eventi che ebbero a generarsi dissolsero come fumo un futuro pieno e già realizzato. Generandone uno del tutto nuovo e di sicuro, per le superiori entità, magari poco dissimile, ma per noi angosciante e devastante.
E che futuro ci era stato scippato?
Come dicevo un futuro pieno, appagante e luminoso avevamo già realizzato.
Dopo centinaia di lunghi millenni di evoluzione avevamo raggiunto con fatica l’apice umano della nostra crescita fisica, tecnologica e sopratutto spirituale.
Fu un percorso arduo, costellato di sconfitte e di vittorie su noi stessi e sugli elementi del mondo esterno che con pazienza ci forgiarono.
Alla fine avevano raggiunto un tale equilibrio dentro noi stessi e il resto del creato che iniziammo una lenta espansione nell’universo.
Incontrammo specie di altri mondi che come noi avevano subito processi di crescita simili e con loro instaurammo sodalizi di muto progresso e beneficio.
L’intera nostra galassia pullulò della nostra vita e di quella delle altre creature che ci accompagnarono e dopo miliardi di anni addirittura ci spostammo di galassia in galassia.
Tutta questa pace, crescita e benessere accompagnava come un tutt’uno anima e corpo.
E così il nostro spirito ebbe modo di crescere di mondo in mondo e la nostra essenza, l’anima, acquisire quell’esperienzialità per cui era stata scissa dall’uno Creatore. Ebbe così modo di rispecchiarsi in esso ed in esso ritornare.
Un cammino sublime ed appagante.
Troppo a dire il vero per quelle entità dei piani superiori che avevano ben altre finalità che quelle della concretizzazione dei nostri bisogni…
Quindi esse agirono. E quel lieve smuovere di atomi nel mondo di Olaf, il demiurgo, ebbe sul nostro universo conseguenze inimmaginabili.
La nostra stessa evoluzione ne fu stravolta. Invece di subire un lento e progressivo cammino di crescita, ebbe brusche ed improvvise impennate che in poche migliaia di anni la portarono al punto che oggi noi conosciamo.
E come avvenne questo drastico meccanismo di crescita?
Non in modo naturale.
Infatti la catena di eventi che partì dal mondo di Olaf, il demiurgo, fece anche in modo che circa tredicimila anni fa si trovasse sul nostro mondo anche un’altra specie di creature dotate di intelligenza, di cui quasi la totalità di noi mai avrebbe sospettato l’esistenza. Esse, come fossero Dei creatori modificarono l’essenza stessa dell’uomo, attraverso manipolazioni del nostro corredo cromosomico e del nostro spirito.
Ma il loro scopo non fu quello di farci saltare centinaia di migliaia di anni evolutivi o quello di renderci migliori od efficienti.
Tutt’altro.
Nei loro piani vi era semplicemente l’intento di plasmare una specie fiera e promettente come la nostra per renderla mansueta, docile, servizievole e servile.
Il loro scopo fu quello di domesticarci.
Alla fine però sfuggimmo da quella condizione, di schiavi ed animali domestici quali eravamo divenuti, perché troppo numerosi.
Come conigli ci moltiplicammo per il mondo senza freni e senza quasi ostacoli grazie all’intelligenza che avevamo sviluppato anche grazie alle loro manipolazioni.
Ma non per questo fummo liberi e fuori dal loro controllo.
In modi che nemmeno possiamo supporre condizionarono e determinarono la nostra storia ed il nostro percorso su questo mondo.
Non esitarono ad utilizzare alcun mezzo, fosse cruento, creasse sofferenza, stenti e dolore. Per noi nutrirono mai alcuna empatia, anzi spesso mostrarono nei nostri confronti un sadico piacere nell’essere cagione di tanta sofferenza, reputandoci infimi ed inferiori. Semplicemente dovevamo essere asserviti ai loro intenti anche nelle condizioni più estreme ed inumane.
Avevano tollerato ci diffondessimo per il mondo senza troppe restrizioni e ci moltiplicassimo così tanto perché avevano bisogno raggiungessimo un certo grado di sviluppo tecnologico e scientifico, cosa possibile solo con una certa massa critica.
Negli ultimi decenni avevano aumentato i loro contributi diretti in tali discipline, ormai erano molto vicini a ciò che a loro serviva.
Ed erano quindi state fate scelte opportune.
In realtà noi esseri umani non eravamo mai stati a loro indispensabili assolutamente.
Questi esseri erano stati esiliati dal loro mondo per divergenze radicali con gli altri della loro specie, fatto che li aveva portati ad un confronto diretto anche cruento.
Gli era stato consentito pure di spostarsi con relativa facilità all’interno di questo sistema stellare, ma gli strumenti tecnologici di cui erano stati forniti non avevano una durata eterna e come era ovvio richiedevano manutenzione.
E con il tempo molti dispositivi non furono più utilizzabili.
Inoltre erano dotati di una caratteristica per noi invidiabile. Ogni loro vita infatti poteva durare persino diverse migliaia di anni, anche in assenza della loro tecnologia.
Invece per lo sviluppo delle caratteristiche umane avevano alla fine deciso che le nostre vite non avrebbero potuto superare il centinaio di anni. Inizialmente non era stato sempre così, ma poi timorosi che potessimo rivoltarci contro di loro, a volte era persino accaduto, limitarono di molto la durata della nostra esistenza.
Molti di noi con gli anni acquisirono quelle competenze e quelle abilità, anche contro i loro desideri, che erano loro proprie, questo fatto li fece infuriare a tal punto che per poco non fu decretata la nostra estinzione.
Ora avevamo raggiunto quello sviluppo tecnico per permettere di ripristinare molti dei loro dispositivi, ed in fondo quindi non eravamo più così necessari. Per lo meno non nel numero attuale…
Quindi quel grande futuro pronto ad accoglierci, già realizzato nel ramo di realtà che sarebbe a noi spettato, fu semplicemente cancellato.
E noi miseri esseri umani ci ritrovammo nella condizione di essere parassitati nell’anima e nella nostra vita.
Nell’anima ad opera di quelle entità supreme che per il raggiungimento dei loro scopi per lo più incomprensibili avevano cambiato la catena della creazione di così tanti universi.
Nella conduzione della nostra esistenza da quegli esseri alieni che ancora vivono tra noi e che così condizionano le nostre vite ancora nel mondo odierno.
A quello che ci è dato sapere la nostra anima è utilizzata proprio come fosse una sorta di batteria dalle entità dei piani superiori che, grazie alle emozioni che vengono sprigionate all’interno del nostro spirito, quasi esclusivamente quelle negative, si approvvigionano di energia vitale.
E pure le nostre esistenze materiali sono esclusivamente funzionali agli intenti di una specie per noi matrigna che però non sa che a sua volta è solo uno strumento atto generare quel contesto indispensabile ai livelli di esistenza superiori per parassitarci.
Non era questo di certo il nostro radioso futuro.
Ora purtroppo lo è divenuto.
In questo oceano di dolore però, vi è una piccola increspatura di minuscola positività. Almeno per tutti noi che siamo qui presenti in questo momento.
Difatti le nostre singole individualità presenti ora in questo nuovo scenario, in quello che avrebbe dovuto essere un radioso futuro non sarebbero mai esistite.
Vi sarebbero state altre vite, altre esistenze, ma non le nostre di oggi.
Quel cordoglio che proviamo per tutte quelle anime che avrebbero vissuto in quell’universo che più non è, è in effetti cancellato dalla consapevolezza che tutto ciò ha permesso a noi singolarmente di esistere.
Forse una vita non appagante e piena come quella dei nostri contraltari, ma pur sempre una nostra vita che forse possiamo cercare di affrancare dalla schiavitù che ci sovrasta.
Di conseguenza un unico fatto è qui certo ora.
Noi siamo qui, in questo mondo ed in questo stesso momento, e qui conduciamo le nostre vite.
In questo piccolo ed insignificante Mondo di mezzo.

Mercoledì, 19 Luglio, 2023

La Profezia di Nietzsche in Zarathustra

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Immagine “religiosa” di Zarathuštra di epoca moderna

“L’Ultima generazione Umana è senza Anima.”

Vi sono aspetti nella vita dell’Uomo che possono ricondurre all’infinito.
Di sicuro la concezione dell’Anima costituisce proprio uno di tali aspetti.
Da molti è pensato che l’Anima sia essenzialmente un costrutto mentale. Una finzione. Un’idea venutasi a formare come conseguenza naturale dell’aspirazione dell’umano al divino.
Ovviamente da parte di quell’umanità che rigetta l’idea di un Dio è semplicissimo abbracciare tale visione.
Ma esiste veramente l’Anima?
Io personalmente mi sono fatto una certa idea nel corso di tutti questi anni.
Ritengo che quella che noi pensiamo come estrema complessità di funzionamento e strutturazione del cervello non sia poi una visione così corrispondente al reale.
Penso che la nostra mente, la nostra stessa coscienza, per poter funzionare abbiano bisogno di un fattore di complessità ben maggiore.
Questa mia visione, insieme a molte cose che ho appreso da numerosi e diversi studi scientifici avvenuti negli ultimi anni, mi hanno spinto a ritenere che il cervello sia solo un ottimo strumento di connessione. Un’antenna. Che poi in base alle informazioni ricevute realizzi tutta una serie di compiti in maniera efficiente e puntuale.
Un organo, null’altro che un organo ricettivo ed attuatore. Meraviglioso e sì complesso nella sua strutturazione, ma essenzialmente solo un’antenna fornita di una parte funzionale specifica.
E questo collegamento avverrebbe verso un non-luogo in cui è presente la nostra vera essenza. Che forse molti avrebbero ragione a ritenere Anima.
Ma se tale mia visione risultasse corretta, forse verrebbe anche da pensare alla possibilità che il nostro corpo fisico possa essere disconnesso dalla sua Anima.
O meglio viceversa che l’Anima si possa scollegare dalla propria emanazione fisica.
E non verrebbe forse oggi da pensare che proprio questo stia accadendo?
Che vi siano così forze oscure e maligne nei confronti dell’Umanità tutta da volere la sua disgregazione?
Persino Nietzsche così tanti anni prima di oggi aveva presagito tale possibile epilogo.
Quando scrisse proprio: “Così parlò Zarathustra” ed affermò che l’ultima generazione Umana è senza Anima.
Proprio una rappresentazione recitata in un video da un grande attore, Francesco Brugnoni, mi ha così sconvolto da farmi scrivere un romanzo “Il Penultimo Uomo.”
Un video di cui consiglio la visione. E non solo una volta.
Una recitazione talmente coinvolgente da creare turbamento.
La Profezia di Nietzsche in Zarathustra
“L’ Ultima generazione Umana è senza Anima”

Il video è fruibile al seguente indirizzo:
La Profezia di Nietzsche in Zarathustra

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Lunedì, 31 Maggio, 2021

Rosaspinamilla e la Neve.

Un Mondo Magico di mille Creature,

di Gatti di paesaggi sconfinati e meravigliosi.

Sulla Piattaforma Amazon!

Rosaspinamilla_e_la_Neve.jpg

Vi sono Mondi che trascendono il nostro. Spesso imperscrutabili.
Dimensioni in cui il pensiero può dirigersi e godere di posti e paesaggi senza eguali.
Nel fantastico Mondo della nostra mente.
Mondi che nondimeno hanno una propria esistenza e certa realtà.
Non esiste un un’unica dimensione del pensiero,
ma una moltitudine di pensieri differenti e con pari dignità.
Di ciò questo libro tratta.
Della libertà della condizione della nostra mente.

…vi è in special misura, una specie che più delle altre gode
della facoltà, essendo a noi superiore in un modo che non
potrei meglio definire, di potersi muovere tra tali Mondi.
Senza sforzo e con agilità passare e vivere a volte
contemporaneamente in due Mondi diversi.

Gatti. Sono i gatti.

Per molti ciò non è sorprendente, anzi forse aspettato.
Da sempre hanno accompagnato e pervaso la nostra cultura.
Ciò che da i più accorti ed eruditi è pensato, consiste nella
constatazione che probabilmente la nostra presenza ha
accompagnato nella storia, la storia felina.


Mentre se ne andava, Rosaspinamilla, sentì come un brivido
correrle lungo la schiena. Avvertiva come una presenza
negativa intorno. Non se ne seppe dare ragione, ma fu come
se una corrente gelida la colpisse alle spalle. D’improvviso.
La cupezza prese il sopravvento, cancellando in un solo attimo,
quei giorni rilassati e piacevoli. Un triste presentimento le
attraversò la mente. Tentò inutilmente di cacciarlo, ma poi
le si ripresentò subito.
Non disse nulla, non voleva fare preoccupare inutilmente,
pensò, i propri compagni.

rosaspinamilla-ed-endora.png

Introduzione.

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Lenta la via del tramonto.
La notte avanza improvvisa.
Forse non vista?
Lascia comunque spazio al sonno.
E poi, d’improvviso, il mattino.

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Ora vi dirò dei Molti Mondi e dei Mondi di Mezzo.

Cosa è il Mondo? Il nostro Mondo, quello in cui abitiamo, che chiamiamo Terra.
Terra, come quella bruna, scura, da cui nascono una moltitudine sterminata di piante, fiori, alberi. Ovunque possa rimirare l’orizzonte un’altra moltitudine, altrettanto sterminata, di profumi, animali, insetti, volatili, pesci.
Una danza variegata di luci, ombre e colori.

E la musica? La musica del Mondo. Così affranta, soffice, fragrante, che permea ogni essere vivente animato e no.

Sempre più prendo coscienza della limitatezza di ciò che udiamo, ascoltiamo, vediamo, osserviamo, palpiamo, odoriamo ed assaggiamo.
Che vibrante percorre i nostri sensi.
Che fa tremolare la pelle.
Palpitante, palpitare il cuore.
E ciechi e sordi non percepiamo la vita di tutto ciò che è vivo eppur non si muove.
Ciechi non riusciamo a vedere le vibranti onde che attraversano ogni cosa che ci circonda.
Come sordi vaghiamo senza percepire il movimento delle cose.
Delle foglie, del vento, del cielo, dell’acqua e di ogni singolo minuscolo frammento di roccia o pietra.
Come impauriti viandanti abbiamo nascosto la natura di ogni cosa.
Categorizziamo ogni cosa.
Definiamo con precisione ogni pensiero ed ogni azione.
Tutto ciò che è presente nel creato, deve osservare precise leggi, regole, deve incasellarsi con ragione e raziocinio in ciò che noi abbiamo definito e deciso, nulla si deve sottrarre a queste leggi.
Tutto ciò che paventa essere diverso, nuovo, non spiegabile, deve e deve essere negato, recluso, umiliato ed abnegato.
Ci vantiamo persino di affermare che tutto debba essere compresso in ciò che sono i nostri dettami.
Ci arroghiamo il diritto di piegare, se non spesso spezzare, tutta quanta la Natura al nostro volere.
E quindi, senza giustificazione alcuna, oltre che la nostra, bruciamo, storpiamo ed uccidiamo.
Ogni cosa è schiava della Ragione e della Scienza.
E con questo corrompiamo Ragione e Scienza.

E la Magia? Dov’è la Magia di ogni cosa, essere, pensiero, azione?
Semplicemente non esiste ed è colpevolmente relegata all’oblio.

Ma non voglio parlarvi di questo. Oh no.
Io vi parlerò di altro.
Di pensieri diversi, mistici e magici.
Ove ogni cosa è al posto che desidera.
Ove è l’Universo stesso a collocare ciò che è posto.
Non il Pensiero dell’Uomo.
E quindi in un Universo dove tutte le cose sono dove esse hanno stabilito di essere, esse si possono esplicare ed affermare.

Noi, qui, in questo preciso istante, vediamo solo il nostro, piccolo, limitato mondo che i nostri sensi e la nostra mente possono percepire.
E qui, proprio in questo preciso istante, esistono e coesistono, centinaia, milioni, miliardi di infiniti mondi.
Proprio mentre discorriamo essi danzano, si evolvono, si compenetrano, interagiscono, s’influenzano e si esplicano.
Ogni Mondo coesiste insieme a tutti gli infiniti altri, ma noi, limitati come siamo, ne cogliamo a stento il nostro.
I Molti Mondi sono tutti presenti insieme, ma tra un Mondo e l’altro esistono altre Terre, le Terre di Mezzo.
Come dicevo ogni Terra di Mezzo compenetra altri Mondi, che mutuamente influenza e modifica di conseguenza. Ogni azione compiuta in questo può avere conseguenze ed azioni in ogni Terra di Mezzo e viceversa.
Esistono innumerevoli punti di contatto tra tutte queste terre, ed è possibile anche vivere in più mondi contemporaneamente.
Oppure passare tra gli uni e gli altri.
Per fare tutte queste cose esistono mezzi od altri mezzi a seconda delle circostanze e delle caratteristiche dei Mondi stessi.
La cosa è così variegata che non esistono precise circostanze, anche se quasi sempre così accade.
Può persino succedere che del tutto casualmente ci si possa muovere da una Terra ad un’altra d’improvviso. Quando questo accade, la nostra mente lo può rifiutare, negare o spiegare.
Son poche invero le persone in grado di saper cogliere ed accettare la cosa.

Diversamente accade nel mondo animale.
Vi è in special misura, una specie che più delle altre gode della facoltà, essendo a noi superiore in un modo che non potrei meglio definire, di potersi muovere tra tali Mondi.
Senza sforzo e con agilità passare e vivere a volte contemporaneamente in due Mondi diversi.

Gatti. Sono i gatti.

Per molti ciò non è sorprendente, anzi forse aspettato.
I gatti da sempre hanno accompagnato e pervaso la nostra cultura.
Ciò che da i più accorti ed eruditi è pensato, consiste nella constatazione che probabilmente la nostra presenza ha accompagnato nella storia, la storia felina.
Non è ben chiaro se non siano stati gli stessi gatti a permettere, a noi spettatori, di essere presenti nel loro cammino.
Quel che è certo, è che essi siano stati sempre presenti nel mio di cammino.
Sin da bambino, sin da quando ho un ricordo, almeno un gatto mi ha sempre accompagnato.

Da quando invece ho coscienza dei Mondi, delle Terre e degli Universi?
Beh, questa è stata una scoperta di solo qualche tempo fa.
O meglio in realtà non è così.
Ho infatti scoperto recentemente che già in giovane età avevo saputo della cosa.
Ma accadde un fatto grave, a me ora sconosciuto e dimenticato che mi impedì per diverso tempo di non ricordare più nulla.
Sino ad una ventina di anni fa, avevo il sentore, la sensazione, di conoscere come stavano effettivamente le cose, ma non riuscivo più a ricordare.

Poi entrò nella mia vita una gatta.
Una gatta particolare, speciale ed unica direi.
Macchia, detta la Topa.
Fu un’esperienza sconvolgente, impensabile ed inaspettata, che mi scaraventò all’improvviso in un mondo del tutto nuovo, strabiliante e magico.
Da allora non ho più avuto una vita, direi, normale.
Questo incontro ha cambiato il modo in cui vedo le cose. Ed intendo precisamente ogni cosa.
Ogni oggetto, ogni esperienza, persino le cose più piccole o più grandi.
Tutto è stato illuminato in un modo nuovo, palpitante e vivo.
Sì direi proprio vivo.
Perché ora, qualsiasi cosa mi sembra come dotata di spirito di vita.

E son convinto che, alla fine del viaggio, anche voi avrete la stessa mia convinzione.

Per la precisione questa rivelazione non ha cambiato solo me.
È stata sconvolgente anche per la persona con la quale condivido la vita. Ermy.
Questa nuova conoscenza ha cambiato radicalmente le nostre esistenze e ci ha proiettato in territori inesplorati.
L’incontro con Macchia, la Topa, mi ha toccato profondamente e mi ha aperto la conoscenza e la mente.

Di questi eventi, però, vi parlerò un’altra volta.
Ora vorrei raccontarvi di una storia, vissuta con un’altra gatta. Rosaspinamilla.
Un’altra micia speciale.
Vorrei raccontarvi di lei, della sua vita, di alcune delle sue avventure.
Di lei si, ma anche di noi, del nostro Mondo, di un altro Mondo e delle cose successe.

Ma prima devo fare alcune premesse.

Avete mai osservato quanto può dormire un gatto?
Incredibilmente anche più di diciotto ore in una giornata.
Si può dire, senza timore di smentita, che siano campioni di sonno.
Sempre alla ricerca di un posto morbido e caldo in cui acciambellarsi e ronfare, che sia una sedia, un divano, un letto, od ancora, preferibilmente, una bella minuscola e scomoda scatola di cartone, nella quale chiunque direbbe impossibile riuscire ad entrare, ed invece come per magia infilarsi e dormire.
Vi sono giornate, quelle soprattutto scure e piovose, ma anche a dire il vero quelle calde ed estive, in cui il sonno è solo interrotto per mangiare, giocare, pretendere qualche coccola e carezza, espletare qualche necessario bisogno fisiologico, passare ragguardevoli momenti alla propria pulizia e poi filati di nuovo a dormire.
Un’esistenza, chiunque osserverebbe, declinata alla pigrizia ed all’ignavia.
Chiunque, però, non a conoscenza della reale natura delle cose e in cosa consista veramente la vita di un gatto.
Si veda che in verità il gatto è caratterizzato da una dote peculiare.
L’immanenza della presenza.
Tale peculiarità gli permette di coesistere contemporaneamente in due mondi differenti.

Uno il nostro Mondo, la Terra, l’altro una terra dei Mondi di Mezzo, Albatros, il Regno, denominato anche il Mondo Perduto dei Ragni.
Tale denominazione deriva da un evento accaduto eoni fa.
Si narra che miliardi di anni or sono, fosse un Mondo dominato da centinaia di specie di ragni differenti, tutte specie caratterizzate da acuta intelligenza e da molte abilità.
Era un mondo bellissimo, ricco di fauna e di flora straripante.
Tutte le varie specie di Ragni erano abili coltivatori della terra ed esperti giardinieri.
Più che ad un mondo era simile ad un enorme giardino, la cui superficie era molto più estesa di quella della nostra Terra, avendo un diametro di circa due volte e mezzo il nostro.
Caratterizzato da un unico enorme continente immerso in un oceano vastissimo.
Tutta l’acqua del pianeta rifletteva una soffice luce verde, e tutto il pianeta sembrava immerso in una soffusa aurea verde chiaro.
Era infatti conosciuto come il Mondo Verde.
Il sistema era dotato di quattro lune, di cui tre grandi approssimativamente come la nostra, ed una più piccola e più vicina al pianeta.
Erano chiamate come i quattro numi protettori di tutte le specie dei Ragni. Arama, Lux, Sublux e la loro piccola Anumas.
Erano anch’esse ricolme di vita, anche se popolate da specie diverse, ad eccezione di Anumas, la cui atmosfera era stata spazzata via dalla troppa vicinanza al pianeta, che come una matrigna le aveva portato via l’atmosfera e l’acqua, e di conseguenza la vita, con la sua forza gravitazionale.
Come presagio funesto di ciò che essa stessa avrebbe fatto poi alla sua matrigna.
Difatti viene ancora narrato, che un folle abitante di Lux, nominato nelle cronache come Furmus, fosse stato esiliato su Anumas dal Popolo dei Ragni, e animato da forte risentimento verso quel Mondo, si erse a dio vendicativo e usando una perduta tecnologia, fece precipitare il nume inferiore sul pianeta matrigno.

I Ragni essendosi resi conto per tempo, anche se tardi ormai per qualsiasi contromisura, dell’infausto destino, ebbero appena il tempo per fuggire e sparpagliarsi nei vari Molti Mondi. Non tutti però, riuscirono o vollero abbandonare il pianeta natio. Quei pochi che sopravvissero furono sprofondati ed imprigionati nelle viscere del pianeta dagli sconvolgimenti che seguirono la catastrofe.
Moltissimi dei fuggitivi, invece, riuscirono a giungere attraverso un portale, nel nostro Mondo e qui soggiornare.
Essi, a differenza dei gatti non possedevano l’immanenza della presenza e quindi per viaggiare, necessitavano dell’utilizzo dei portali per potersi muovere tra i vari Molti Mondi.
Condizione che si presenta sempre, però, durante il passaggio da un mondo ad un altro, è il verificarsi della trasmutazione.
Si è soggetti cioè ad un cambiamento radicale che può coinvolgere sia la mente che il corpo per assoggettarsi alle nuove condizioni fisiche del nuovo Mondo.
In tale passaggio essi persero quasi tutte le loro facoltà intellettive superiori, divennero predatori e carnivori.
Nel nostro mondo, anche se spesso scambiati per insetti, non appartengono a nessuna classe sistematica anche se hanno molte affinità con gli artropodi nei quali sono classificati.
Anche se per lo più hanno conservato alcune caratteristiche anatomiche, nel viaggio persero le loro peculiarità migliori.
Abbandonato, il loro Mondo, andò incontro ad uno scontro terribile, anche se mitigato in parte dalla relativa vicinanza, con il satellite ora precipitato.
Lo stupendo Mondo Giardino, vide spezzare in cinque parti il grande continente, eruttare vulcani e verificarsi dilanianti terremoti.
Dopo milioni di anni tornò a poco a poco la pace, ed il colore verde riprese a prevalere ovunque.
Nacquero nuove specie di piante ed animali ed il pianeta si ripopolò di vita.
La luna Anumas penetrò in profondità nel pianeta, dando origine ad un enorme continente le cui vette, di cui il Monte Ergos è la cima più imponente, si ergono persino oltre l’atmosfera del pianeta come un lungo pugnale infilzato nelle costole di un gigante.
Di Furmus, il folle, non si ebbe più traccia, anche se si narra ancora, sia imprigionato nel cuore stesso del pianeta, senza poter mai abbandonarlo.
I gatti come detto sono caratterizzati dal godere dell’immanenza della presenza.
Questa loro particolare caratteristica, di poter contemporaneamente essere sia qui che altrove, comporta la necessità di mantenere una certa, diciamo, coesione di presenza.
Mi spiego meglio.
Avere consapevolezza della propria coscienza in due realtà distinte non è cosa da poco e nemmeno è alla portata di tutte le creature.
I gatti, sì è vero, sono esseri dotati e dai mezzi superiori alla maggior parte degli esseri animati, ma questa qualità non è la loro.
Per essere perfettamente presenti in una delle due realtà, necessitano di esserlo meno nell’altra.
E ciò avviene dormendo.
Tutto questo deve accadere con un sincronismo perfetto, direi magico.
Mai è accaduto che un gatto svegliato in modo brusco in questo Mondo, abbia causato problemi alla sua presenza nell’altro.
Se ciò fosse mai avvenuto, nell’altra realtà, di sicuro si sarebbe verificato un fatto che avrebbe giustificato il suo addormentarsi. E così pure al contrario.

Anche la misura del tempo avviene in modo differente nei due mondi.
Innanzitutto la giornata ha una durata di circa trentatré ore.
Su Albatros i nostri gatti sono denominati come la specie dei Felidi, che è quella, tra tutte le creature del Mondo di Mezzo, che più di tutte necessita di tempo per dormire.
Su un’intera giornata, almeno otto devono essere dedicate al sonno.

I due soli che illuminano i cieli del Mondo di Mezzo, sono chiamati i Due Fratelli, Alemanus ed Oliente. Insieme alle tre sorelle, le Lune, Arama, Lux, Sublux, si spartiscono la volta celeste.
Il giorno illuminato ha una durata sempre variabile, a causa della danza dei Soli uno intorno all’altro, ma non supera mai le diciannove ore. Il resto del tempo è lasciato alla notte.
Su questo Mondo, tutte le creature, ad eccezione dei Felidi, sono proiettate nelle braccia del sonno per al massimo tre, quattro ore per notte.

Una delle peculiarità, che può apparire parecchio curiosa, di molte delle creature che popolano questo Mondo di Mezzo, è il possedere ben due spiriti distinti che compongono il loro animo.
L’uno diurno e l’altro notturno.
Questa bizzarra caratteristica fa in modo che quasi coesistano nella stessa anima due personalità, a volte anche distinte. Di norma però, esse differiscono in maniera così sottile che è difficile distinguere l’alternarsi di una rispetto all’altra.
Ciò comporta il verificarsi anche di lievi cambiamenti quando è presente questa o quella.
Nei gatti questo non avviene, a questo è dovuto il motivo della loro necessità di maggiore sonno. E della ragione per cui sono simultaneamente presenti nei due Mondi.

Inoltre non solo la durata del giorno è maggiore su Albatros, ma lo stesso tempo può subire contrazioni od improvvise accelerazioni sia qui che lì.
Per cui a volte può accadere che mentre qui sono passate poche ore là ne siano passate decine o forse più, o viceversa.
Persino un solo secondo qui, può corrispondere addirittura a giorni di là, come in effetti è e spesso si verifica.
Però, il tutto è perfettamente coerente ed armonioso come in una sinfonia perfetta.
Nulla è slegato, tutto è collegato da invisibili fili.

Può anche persino accadere che quando qui essi muoiano, continuino a condurre una lunga vita dall’altra parte, avendo qui assolto al loro destino.
E così, se altrove muoiano, conducano qui la loro restante vita.

Perciò quando i nostri mici dormono, sappiate, che essi stanno conducendo altrove una vita intensa, piena di avventure e sogni.

I sogni appunto.
Di essi ora ho da parlare.

In verità anche a noi esseri umani è stata concessa qualche dote.
Misera cosa certamente, rispetto a ciò che è stato dato al popolo dei gatti, sicuramente più evoluti, ma pur sempre di una qualche nota.
Noi sogniamo. Facciamo, durante il sonno, sogni stupendi, terribili, angoscianti, tenebrosi, bellissimi, grandiosi.
Sono sicuro che ognuno di noi si sia chiesto, sin dalla notte dei tempi, cosa essi siano, cosa rappresentino.
Ebbene i sogni non sono altro che la nostra percezione dei Molti Mondi e dei Mondi di Mezzo.
Mentre i gatti possono esistere in due mondi contemporaneamente, noi possiamo viaggiare in una moltitudine di universi coesistenti, essere, ed avere coscienza in ciascuno di essi.
Ci sono infiniti noi stessi che vivono, crescono e pensano in un numero infinito di Mondi.
Nel sonno non facciamo altro che prendere coscienza di quei Mondi, essere presenti ed agire durante il sonno in ognuno di essi.
Di questo ho certezza.
Ho fatto sogni, a volte di una vita intera, in cui ho vissuto, pensato, navigato, corso, lavorato. In essi sono esistito.
Ho visto albe abbacinanti, paesaggi in cui mi sono perso.
Ho scalato montagne di cui non vedevo la sommità.
Ho navigato per mari la cui estensione e profondità non era possibile determinare.
Ho parlato, ho conosciuto nuovi amici.
Ho lavorato e vissuto ogni momento con la stessa identica presenza con la quale ora scrivo queste cose.
Mondi di una lucidità, di un’estensione di colori mai vista.
Cieli così tersi e luminosi di cui non ho capacità di descrizione.
E le persone. Le persone che ho amato, che ho perdonato, che ho ammirato e che, con trafiggente dolore, ho abbandonato.
Ho camminato e corso per sentieri immersi in colline e prati, sempre vivendo ogni singolo momento sempre conscio di me stesso e di ciò che stavo facendo.
È vero, solo di alcuni ho un vivido ricordo al risveglio che tende a svanire con il procedere del giorno.
Ma di alcuni, oh, di alcuni mi è impossibile dimenticare e condannarli all’oblio della mente e della ragionevolezza.
Di essi ho memoria, una memoria che mi accompagna in ogni singolo instante che vivo qui con voi.
E pure, ogni tanto essi tornano a farmi visita, come vecchi graditi amici. E mi riportano là dove ho vissuto.
I sogni sono reminiscenze degli Altri Mondi.
Di Altri Mondi veri e reali come il nostro.
Il nostro, di cui esso stesso è memoria degli altri me, negli Altri Mondi.
Credete davvero nei Sogni e diffidate di chi vuole relegarli a mere creazioni della nostra mente per comprendere ed assimilare il vissuto.
No, essi sono.
E di tutto ciò ho avuto contezza. Ho potuto constatare personalmente la loro esistenza. E là ho vissuto a volte.
Ed anche di questo, un giorno, vi narrerò.

Chiunque abbia avuto la fortuna di vivere insieme ad un micio, sa anche di come il loro comportamento nei nostri confronti e nei confronti delle cose, possa repentinamente cambiare.
È come se, occasionalmente, siano soggetti ad una modifica comportamentale così improvvisa da lasciare spiazzati.
Nel corso della mia vita ho conosciuto decine e decine di gatti con i quali ho convissuto, ed ogni volta che tale evento si è verificato ne sono sempre rimasto colpito.
Voglio solo accennare velocemente ad alcuni episodi verificatisi nel corso degli anni con alcuni di loro.
Se non avessi avuto coscienza del motivo per cui tutto ciò accade non avrei mai potuto effettivamente trovarne una spiegazione.

Accennerò ancora a Macchia, la Topa, la micia speciale entrata nella mia vita vent’anni fa esatti.
All’epoca vivevo a Genova, in una piccola abitazione di proprietà prima dei genitori di Ermy e poi di lui stesso.
Venimmo a conoscenza, allora, del fatto che una vecchia signora, la quale viveva con il marito in una villetta fatiscente nel Basso Piemonte, ad Ovada, insieme ad una moltitudine imprecisata di gatti, avrebbe dovuto privarsi della presenza di qualche suo ospite, essendo troppo cresciuta la colonia felina nella sua casa.
Era un’anziana gattara, di nome Gigliola, molto sovrappeso, malata, claudicante, che non riusciva più a prendersi cura dei numerosi gatti. Aiutata dal marito, anch’esso disabile, a stento riuscivano a sopravvivere con le loro povere pensioni. Necessarie al sostentamento loro ed a quello dei mici presenti.
Avevano sempre provveduto alle necessità dei loro ospiti, alle dovute cure veterinarie, trascurando persino le proprie terapie mediche pur di provvedere ad essi.
Soltanto che erano arrivati ad un punto tale da non riuscire più a soddisfare né i loro bisogni né quelli dei mici. Da qui l’obbligo inevitabile di rinunciare ad alcuni.
Saputa la cosa, una Domenica ci recammo presso la loro abitazione, con l’intento di prendere con noi uno di questi animaletti.
Arrivati sul luogo il marito ci portò su in casa dove viveva con la propria compagna.
Un intenso odore di urina, mista a disinfettante e candeggina ci assalì.
Fu immediatamente chiaro di come non riuscissero più a controllare e gestire un tale numero di gatti nel posto in cui vivevano.
Vedemmo venirci incontro un donnone di media statura, chiaramente su di peso, con gambe e caviglie molto gonfie ed un incedere insicuro e traballante.
Ella ci raccontò della loro stentata vita, dei problemi medici che l’affliggevano e dell’enorme fatica che compivano ogni giorno nel solo sopravvivere.
Con fare insicuro e con le lacrime che quasi lambivano le guance, si recò nella camera da letto nella quale viveva già da un anno un micio, quasi recluso ed isolato dal resto della comunità a causa prima dei suoi problemi di salute e poi per il rapporto estremamente conflittuale che gli altri gatti avevano con lui.
Ci fu consegnato all’interno di un trasportino di vimini, completamente chiuso.
La Gigliola ci diede precise indicazioni riguardanti il misterioso gatto che ci veniva sporto.
Disse che l’anno prima, a poco più di un anno di vita, una micia, fu investita da una macchina che le provocò una frattura al bacino costringendola all’immobilità per più di un mese.
Fu di conseguenza isolata dal resto della comunità in una camera separata.
Dopo diversi mesi di solitudine, nei quali lentamente si riprese, fu tolta da questa prigionia e rimessa a contatto con gli altri felini.
A causa ancora delle sue deboli condizioni però fu oggetto di continue aggressioni e rifiuti che la costringevano a nascondersi ed a rimanere isolata.
Temendo che ciò potesse pregiudicare la sua convalescenza, fu isolata e rinchiusa nuovamente nella camera da letto.
E lì era rimasta sino al nostro arrivo.
Il suo nome, ci disse, era Macchia.

Macchia
Molto timorosi e preoccupati ci accingemmo al ritorno a casa.
Giunti nella nostra abitazione, con estrema circospezione, aprimmo il trasportino sino a scorgere un batuffolo nero, macchiato di bianco, con due grossi occhi gialli e spiritati.
Non appena lo sportelletto fu aperto, fulmineamente fuggì fuori, alla ricerca di un rifugio in cui rintanarsi.
Prima di corsa sotto al letto, poi sotto all’armadio di fronte, e poi dopo che ci fummo sufficientemente allontanati, di corsa verso la cucina e poi il bagno.
Una volta lì si nascose sotto alla vasca da bagno, un’enorme tazza in ghisa che avevamo restaurato, dotata di graziose e decorate gambe.
Decidemmo allora di lasciarla stare da sola, convinti che nei giorni successivi, un po’ per curiosità, un po’ per necessità, sarebbe uscita e pian piano a noi abituata.
In bagno posizionammo la sua cassetta per i bisogni, la ciotolina dell’acqua e del cibo.
Passò un giorno. Ne passarono due. Passarono tre giorni. Una settimana.
Il cibo veniva regolarmente consumato e i bisogni fatti.
Passarono due settimane. E poi tre.
Ogni tanto mi piegavo sino al pavimento e li mi sdraiavo per scrutare al di sotto della vasca da bagno.
Lì sotto vedevo due occhi grandi come fari. Timorosi e spaventati.
Un corpicino nero, appallottolato e rannicchiato. Quasi tremante.
Passò un mese. E poi ancora un mese.
Senza alcun segno di avvicinamento. Solo paura.
A due mesi esatti persi la pazienza. Temendo soprattutto per la sua condizione fisica e mentale.
Con fare deciso e risoluto mi recai in bagno, allungai disteso un braccio sotto la vasca e presi senza indugio il suo piccolo corpicino tra le mie mani.
Mi diressi verso il cucinino, assolutamente determinato a non lasciarla andare via.
Mi sedetti con lei tra le braccia e rimasi così stringendola a me senza possibilità di fuga alcuna per più di una mezz’ora.
Piano piano, la paura ed il tremore cedettero spazio prima alla rassegnazione e poi lentamente alla stanchezza. Sino a lasciarsi andare rassegnata ad un profondo sonno.
Dopo molto allentai la presa e la posi sul letto, e lì rimase a guardarmi mentre mi allontanavo a sbrigare le mie faccende.
Non scappò più alla mia presenza od a quella di Ermy.
Cominciò a seguirmi ovunque come un’ombra. Ovunque mi girassi od andassi me la trovavo costantemente tra i piedi.
Non mi lasciò più. Anche la notte quando andavo a dormire, correva su in cima al cuscino, aspettava mi coricassi per poggiare il suo musetto macchiato di bianco sul lato sinistro su uno sfondo nero, sul mio viso. Come per abbracciarmi, ed insieme a me dormiva, il suo respiro sul mio respiro.
Non potrò mai dimenticarla. E nemmeno dimenticare questo suo cambiamento improvviso e repentino. Avvenuto così, magicamente. In modo ovvio e scontato.
Questo è stato il cambiamento, avvenuto nel carattere e nel modo di essere di un gatto, che ricorderò più di tutti. Quello che più mi ha toccato e coinvolto.
Ma è stato solo uno dei tanti avvenuti nella mia lunga esperienza avuta con essi.
Cambiamenti inaspettati, spessissimo inspiegabili.
Ma in vero, poi compresi.
Avvenuti sempre a seguito di ciò che essi ebbero a vivere nell’Altro Mondo, Albatros.
Così ebbi modo di constatare personalmente, nei miei numerosi viaggi con loro.
Esperienze su esperienze.
Vissute in un Mondo o nell’Altro.
Che in un Mondo o nell’Altro condizionavano ciò che accadeva nell’Altro od in questo Mondo.
Che mutuamente mutavano e si influenzavano in una orchestrata danza di reciproci condizionamenti.

Ogni cosa tra i Molti Mondi avviene in maniera armoniosa, quasi musicale.
Come ho già detto è come se tutti i Mondi insieme vibrassero alla stessa frequenza o suoi multipli o divisori.
Non è un caso che parli di melodie musicali.
Ma perché proprio la Musica?
Perché negli universi tutto è vibrazione, si ritiene oramai che essa caratterizzi ogni cosa.
Dalle cose più piccole, indefinitamente piccole come le particelle atomiche e subatomiche, alle cose più grandi come le galassie, gli ammassi e gli universi stessi.
Quindi tutto è suono e musica.
E la musica che noi esseri umani creiamo e riproduciamo, ha effetti sensibili su tutto il nostro pianeta.
Esiste una particolare frequenza, nel nostro Mondo che lo caratterizza e lo definisce.
Viene chiamata Frequenza Fondamentale delle Risonanze di Schumann.
Come ben si sa, il nostro pianeta è dotato di un sistema molto complesso di Campo Elettromagnetico.
Una sua parte è costituita da un insieme di frequenze estremamente basse, appunto le cosiddette Risonanze di Schumann, generate dall’interazione dei fulmini con la ionosfera terrestre.
Ebbene una di queste frequenze si distingue per maggior intensità dalle altre.
Essa ha una frequenza approssimativa di 7,83Hz.
Questa frequenza e la stessa che definisce il margine superiore delle Onde Theta evidenziate in un tracciato elettroencefalografico della fase REM del sonno.
La fase REM del sonno è quella che caratterizza la presenza dei sogni mentre dormiamo.
Prima di passare nella fase di veglia, al nostro risveglio, rimaniamo sempre un poco nel limbo, tra Mondi diversi, quelli dei nostri sogni e quello del nostro Mondo.
È il momento in cui in noi è ancora presente il ricordo dei sogni che poco a poco svaniscono dalla nostra memoria, lasciando spazio alla realtà quotidiana.
Questa è la frequenza di coesione che mantiene uniti tutti i Molti Mondi e tutti i Mondi di Mezzo.
Attraverso questo meraviglioso meccanismo celeste noi umani viaggiamo tra le nostre infinite coscienze in tutti gli infiniti universi mentre dormiamo.
Attraverso esso i Gatti si spostano tra il nostro Mondo ed il Regno di Albatros.

Ed ora arriviamo al narrare della storia.

La storia di Rosaspinamilla.

Rosaspinamilla